Libertà per i primari, emendamento ritirato e maggioranza spaccata. Primo round a Montaldo: “Norma sbagliata”

claudio montaldo

Regione. “Per la prima volta in 30 anni mi esprimo in dissenso con il mio gruppo. Ma ritengo sia doveroso farlo per rispetto verso me stesso e verso i cittadini e i lavoratori di cui mi sono occupato nel corso di questi anni e anche verso quei professionisti che oggi richiedono questa misura, che rispetto per la loro professionalità e il loro impegno, ma penso che sbaglino profondamente a non scommettere fino in fondo, come hanno fatto sino a oggi, nella sanità pubblica equa e universalistica”.

Sulla sanità è spaccatura nella maggioranza di centrosinistra in Regione. Uno scontro che si manifesta in tutta la sua forza all’interno del Partito Democratico quando l’assessore Claudio Montaldo prende la parola per annunciare la sua contrarietà alla norma portata in approvazione in consiglio regionale. Alla fine il testo che avrebbe consentito ai primari di poter svolgere la loro attività anche in altre regioni viene stralciato dal Collegato alla Finanziaria e ritirato.

“Ritengo – ha detto Montaldo – che la norma sia sbagliata nel merito, per ragioni di politica e programmazione sanitaria e anche per ragioni di politica generale. Nel 2006 questo consiglio regionale l’ha introdotta in base a un concetto molto semplice, chiaro e ragionevole: chi ha responsabilità di gestione delle risorse umane oltre che assistenziali e di guida dell’organizzazione di struttura e più ancora di dipartimento, deve lavorare per l’azienda, non solo nell’azienda”.

“Si dice che i professionisti scappano. Non è vero. Dal 2006 a oggi soltanto un direttore di struttura complessa in Liguria ha lasciato l’impegno pubblico per una struttura privata convenzionata di un’altra Regione. Si dice che così si contrasterebbero le fughe. In realtà non è vero perché, diciamocelo con onestà, l’unico vantaggio per i direttori che passano alla libera professione extramoenia, sarebbe quello di poter agire con tariffe libere, ovvero non concordate con le Asl, e senza controlli. I pazienti interessati sarebbero esclusivamente coloro che possono pagare”.

“Oggi siamo in un Paese che da 6 anni blocca i contratti pubblici, che vede infermieri, Oss, medici e tutto il resto del personale sanitario fare i conti con il blocco del turn over, fare i salti mortali per riuscire a garantire la copertura dei turni. Vedere un consiglio regionale che come ultimo atto della legislatura decide di lasciare a figure apicali con retribuzioni di tutto rispetto, fra stipendio e attività intramoenia, la libertà di muoversi sul mercato privato senza vincoli, è un segno di scarsa sensibilità verso le difficoltà economiche e lavorative degli altri 26 mila dipendenti”.

Una linea non condivisa da una parte del partito, visto che la proposta di “liberare” i primari era del responsabile Pd per la sanità, Valter Ferrando, sostenuto dal capogruppo Pd Nino Miceli, che però ha accolto la proposta di rinvio. Per ora si parla di rinvio: della proposta si discuterà nuovamente tra un mese, dopo le primarie dell’11 gennaio. Inutile dire che proprio quelle consultazioni influenzeranno non poco le decisioni su un settore così importante come la sanità.

Forza Italia, favorevole alla piena libertà di scelta, ha abbandonato l’aula. “E’ vergognoso – hanno spiegato i forzisti – dopo ore e giornate di lavoro e studio in Commissione, dopo audizioni, dibattiti ed approfondimenti, dopo due ore di discussione in Consiglio regionale la sinistra, di cui una parte consistente era a favore dell’approvazione del provvedimento, vota lo stralcio. Ha trionfato l’oscurantismo e l’immobilismo frutto di pregiudizi ideologici. Ancora una volta la Liguria è legata a pregiudiziali ed aun passato che si pensava oramai superato, a pagare saranno solo i cittadini”.

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