Genova. “In questi giorni stanno rincorrendosi prese di posizione, spesso strumentali, in merito ai decreti legislativi approvati durante il Consiglio dei Ministri del primo dicembre 2014, riferiti alla legge delega numero 67 del 28 aprile 2014, ovvero ‘delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio, con disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili'”. Queste le dichiarazioni del segretario provinciale del Silp Cgil Roberto Traverso.
“In realtà il Governo, attraverso una fantomatica depenalizzazione ‘mascherata’, invece di attuare una reale semplificazione in materia con la cancellazione di alcuni reati a dir poco ‘anacronistici’, escluderebbe la punibilità dei reati sanzionati con una pena detentiva non superiore nel massimo a 5 anni o con una sanzione pecuniaria, ‘prevista da sola o in aggiunta al carcere’, ma solo nel caso in cui il giudice ritenesse il fatto ‘irrilevante’ o la condotta di ‘particolare tenuità'”, prosegue.
Quindi molto dipenderà dalla valutazione dell’Autorità Giudiziaria. “Situazione molto delicata perché interesserà ben 112 reati tra i quali anche alcuni che interessano direttamente la nostra categoria. Tale provvedimento che, come tanti altri, è basato sul principio della semplificazione e dello snellimento dei procedimenti a carico della pubblica amministrazione, se non sarà seguito dal legislatore con sagacia e attenzione, rischia di non andare a risolvere situazioni che effettivamente necessitano di essere migliorate (come ad esempio la pena detentiva per il furto di un panino al supermercato) bensì a creare pericolosi “coni d’ombra” su questioni drammaticamente attuali. Sarebbe davvero preoccupante e pericoloso se si arrivasse ad infilare nello stesso calderone un infinità di reati che nell’attuale contesto storico spesso sono collegati”.
Per Traverso, quindi, la situazione è molto complicata. “Come non pensare al legame tra la criminalità organizzata con i reati inerenti ai disastri idrogeologici ed ambientali collegati all’edilizia corrotta o collusa? Inoltre per quanto ci riguarda da vicino se l’argomento sarà, come sembra, trattato con superficialità ed approssimazione, tale scelta contribuirà inevitabilmente ad alimentare quel disappunto che da qualche tempo viene cavalcato all’interno Comparto Sicurezza da chi, sostenuto dallo stesso Dipartimento della Pubblica Sicurezza, punta ad un forte e definitivo ritorno al corporativismo da ‘caserma’. Non a caso il sindacato CONSAP in questi giorni è uscito con dichiarazioni che stanno puntando a quell’obiettivo. Sembra che non sia casuale la coincidenza che reati che interessano specificamente gli operatori delle forze dell’ordine si trovino proprio in quel calderone. Tenendo conto che la rubricazione dell’oltraggio a pubblico ufficiale nell’anno 2009 è stata già notevolmente condizionata da elementi che ne affievoliscono l’applicabilità, la valutazione della tenuità del reato prevista dalla legge delega in argomento, renderebbe quasi impossibile la dimostrazione della consumazione di un reato che tra l’altro nel tempo invece di rappresentare una garanzia a tutela della professionalità della categoria, spesso ha contribuito a renderne l’immagine poco trasparente”.
“Pertanto l’idea di andare a modificare equilibri precari, come dicevo, non fa altro che alimentare il fenomeno del corporativismo all’interno del Comparto Sicurezza, rendendo complicati quei percorsi di trasparenza che mentre in Europa sono già ben consolidati, in Italia non sono nemmeno avviati. A tal proposito è a dir poco incoerente il comportamento di un Governo che, da un lato chiede al Comparto Sicurezza maggior trasparenza sull’individuazione delle forze dell’ordine in piazza, senza rendersi conto che per raggiungere tale obiettivo è assolutamente necessario evitare di fomentare pericolose e deleterie ripercussioni corporative interne e che per farlo occorrerebbe prima di tutto garantire alla categoria una democratica autorevolezza istituzionale. Invece quello che si percepisce è una pericolosa sensazione di abbandono istituzionale! Ecco perché far passare il messaggio politico di voler affievolire ulteriormente l’efficacia dei reati di resistenza e di oltraggio a pubblico ufficiale non aiuta chi crede nei percorsi democratici ma alimenta il vento del corporativismo”, dichiara ancora.
Secondo Traverso, chi ha fiducia nei valori democratici delle istituzioni non può sottacere ad atteggiamenti semplicistici e superficiali “da parte di chi utilizza lo strumento legislativo su argomenti così delicati per le forze dell’ordine, senza rendersi conto del danno sociale che potrebbero causare. A meno che non si tratti solo di superficialità o pressappochismo bensì che si voglia scavare volutamente un solco ancora più profondo tra lavoratrici ed i lavoratori delle forze dell’ordine e il mondo sociale. Tutto questo sarebbe gravissimo ed inaccettabile! A Genova stiamo pagando ancora adesso gli errori di scelte politiche che hanno devastato l’immagine della categoria. Anche per questo il Silp dovrà farsi sentire, rivendicando sostegno politico istituzionale a favore del Comparto Sicurezza, prendendo nettamente le distanze da quel sindacato corporativo che vuole riportare la categoria dentro i muri delle caserme”.