Genova. Trentotto punti in classifica, frutto di dodici vittorie, due pareggi e una sola sconfitta (contro l’antagonista Magra Azzurri), più sette in media inglese … “carta canta” … siamo in presenza di numeri chiari che la dicono lunga sullo strapotere del Ligorna, cui basterà, nel girone di ritorno, non commettere l’errore di considerare la “pratica promozione” già chiusa, ma – anzi – continuare ad esprimersi sugli stessi standard sciorinati all’andata.
L’arrivo di Gianni Di Pietro, già in goal nell’ultimo turno, ironia della sorte, proprio contro la sua ex squadra (la Sestrese), ha alzato ulteriormente il livello qualitativo di Arnulfo e compagni, che non vogliono farsi sfuggire l’occasione di vincere il torneo e salire in Serie D.
Chi potrebbe impedirlo? Forse il Magra Azzurri? E’ partito con i favori del pronostico, tuttavia – al giro di boa – si è dovuto accontentare del secondo posto, non riuscendo finora ad esprimersi ai livelli dello scorso campionato.
Come può riuscirci? Mettendo in pratica le parole di mister Sabatini: “Nelle prossime quindici gare, daremo il massimo per recuperare i nove punti di ritardo”.
Hanno, invece, trascorso le feste in serenità Sammargheritese, Busalla e Imperia, che nella prima parte della “temporada” si sono espresse al meglio delle loro possibilità. Un plauso dunque ai mister Camisa, Cannistrà e Bocchi, per il lavoro svolto, fermo restando che non è esclusa la possibilità che gli applausi diventino scroscianti, qualora trovasse conferma il proverbio che dice: “l’appetito viene mangiando”.
Squadra in crescita, che ha la possibilità di battersi ancora per il terzo posto, è il Genova Calcio di Beppe Maisano (mister “garanzia”), a condizione però di metter in atto un “cambio di passo” lontano da casa; i genovesi, infatti, sinora non hanno mai vinto in trasferta, per cui una svolta decisiva può arrivare solo attraverso un’inversione di tendenza sui campi esterni.
Con una partenza al fulmicotone, il Rapallo ha lottato inizialmente per il vertice della classifica, salvo – poi – rientrare nei ranghi, in una dimensione, peraltro, che era quella prefissata.
Spesso, per rimediare a risultati non in linea con i programmi (o presunti tali), si cerca di dare la “scossa all’ambiente” (termine che piace ai presidenti che vi ricorrono), esonerando l’allenatore (vero anello debole della catena) e – come quando si lancia in aria la monetina – a volte esce “testa”, a volte “croce” .
Dipende da tanti fattori, non escluso – bisogna riconoscerlo – le capacità dei trainer ! Ecco, ad esempio, mister Ruvo, che a Fezzano raccoglie 14 punti in sei gare, riuscendo in poco tempo a portare la barca affidatagli fuori dalle acque perigliose.
Nella speranza di trovarne effetti analoghi, anche i dirigenti del Finale, che erano ricorsi in estate a Gianfranco Pusceddu per il post Buttu (un allenatore che aveva portato i rivieraschi ad alti livelli), hanno dovuto far ricorso al “cambio panchina”, dopo che nelle ultime sei giornate erano stati incasellati solo due punti (purtroppo, ad ogni mister capita l’annata in cui tutto non fila per il verso giusto) e con una mossa coraggiosa hanno promosso sul campo il tecnico della juniores, Franco Villa, cui si presenta una doppia opportunità, visto che avrà anche la “chance” di mettere in bacheca la Coppa Italia, affrontando in finale il Ligorna. Sarebbe un risultato che riaccenderebbe la passione della “torcida” giallorossa, aprendo a mister e squadra nuove prospettive.
Grazie ad un paio di vittorie pesanti (a Ventimiglia e con il Magra Azzurri), il Rivasamba di Natalino Bottaro, trainer esperto e competente, si è portato (seppur di poco) sopra la zona che scotta e – a nostro parere – i tigullini hanno ora le carte in regola per disputare un girone di ritorno tranquillo.
Chi è partito male, per poi riprendersi “cammin facendo”, è la Cairese di mister Giribone; il team della Val Bormida sta giocando un buon calcio, per cui l’obiettivo salvezza è senza dubbio a portata di mano.
Il Ventimiglia sta disputando, invece, una “ligue” non all’altezza della qualità del proprio organico, ancorché con la giustificazione di essere una matricola. Occorre che i frontalieri “si diano una regolata”, per evitare di correre il rischio di finire impelagati nella lotta per stare fuori della zona pericolosa della classifica.
Squadra ricca d’interessanti giovani, il Quiliano, sa fin dall’inizio che dovrà usare “olio di gomito”, se vorrà salvarsi. Dovrà metterci del suo Sanci (ottimo giocatore), disputando, a braccetto con i suoi compagni, un girone di ritorno agguerrito, in sintonia con il simbolo della squadra: l’aquila.
La Sestrese, nonostante la brutta classifica, è in grado di dire la sua. Purtroppo, in varie occasioni, ha buttato via i tre punti, vedi ad esempio quanto accaduto nei minuti di recupero del match con il Ligorna: sono punti persi, che alla fine potrebbero essere determinanti; comunque i verde-stellati hanno non solo la possibilità, ma anche l’obbligo di tirarsi fuori dalle sabbie mobili.
Sei punti in due gare (contro Quiliano e Imperia) hanno permesso alla Veloce di acciuffare la Sestrese al penultimo posto della graduatoria … sembrerebbe che solo a dicembre i savonesi abbiano capito che la “medicina giusta per guarire” è rappresentata dall’ antibiotico “tre punti”!
Seduto, in solitudine, sull’ultimo gradino, il Molassana si lecca le ferite: cinque tonfi consecutivi l’hanno fatto precipitare in un baratro sul cui fondo c’è la “retrocessione”; a mister Schiazza il compito mettere sotto una rete che interrompa la caduta e possibilmente che sia di materiale elastico, di modo che possa consentire un rimbalzo verso quelle posizioni, che fino a un paio di mesi fa facevano considerare la sua squadra come una piacevole sorpresa.