Cronaca

Ingente sequestro di droga nel carcere di Marassi, scatta la denuncia: “Mancanza di strumenti adeguati”

carcere marassi

Genova. Pochi giorni fa presso la Casa Circondariale di Genova Marassi, all’interno di un reparto detentivo, la Polizia Penitenziaria ha portato a termine un’altra operazione, che ha permesso di sequestrare un consistente quantitativo di stupefacente e un telefonino. Sono in corso le indagini le quali sicuramente serviranno per verificare i contatti che i 2 detenuti di origine magrebina avevano all’esterno dell’ istituto.

Il Sappe – Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria – riporta la notizia non senza esternare le perplessità per quello che è successo. “E’ vero –commenta Michele Lorenzo – che l’azione preventiva messa in atto dalla Polizia Penitenziaria genovese ha consentito di prevenire questo fenomeno che in precedenza si era particolarmente accentuato, il ritrovamento del telefono e della droga ci induce a ripetere le nostre proposte per debellare tale, benché saltuario, fenomeno all’interno degli istituti, ad esempio schermare i muri rendendo inefficace l’uso dei telefonini”.

Mentre per contrastare l’ingresso di sostanze stupefacenti, secondo il Sappe sarebbe opportuno attivare unità cinofile anche nella regione Liguria, come nelle altre regioni che hanno permesso di limitare i traffici illeciti di sostanze stupefacenti.

“Uno degli anelli deboli del sistema sicurezza – evidenzia il segretario Lorenzo – può provenire dall’enorme numero dei familiari ammessi ai colloqui ai quali si frappone la carenza di personale addetto al controllo, benché alcune volte l’acutezza del personale di Polizia Penitenziaria abbia consentito l’intercettazione di sostanze stupefacenti abilmente occultate”.

Il Sappe si complimenta con la Polizia Penitenziaria di Marassi per la brillante operazione, ma allo stesso tempo denuncia che non si può più tollerare che i Poliziotti debbano operare come si faceva 30 anni fa. “Oggi c’è la necessità di dotare di mezzi più adeguati gli operatori, non è concepibile abbandonare la Polizia Penitenziaria a se stessa facendone, poi, ricadere le colpe”, conclude Lorenzo.

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