Economia

Ilva, la Fiom: “Da novembre stipendi a rischio, su gruppo ombra del fallimento”

corteo ilva

Genova. Torna a salire la preoccupazione tra i lavoratori genovesi dell’Ilva a soli venti giorni di distanza all’accordo che ha messo in sicurezza gli stipendi dei dipendenti dello stabilimento di Cornigliano.

Le voci di una vendita e insieme la ritrosia delle banche a concedere un nuovo prestito al gruppo commissariato fanno intravedere scenari allarmanti: “In primo luogo – spiega Bruno Manganaro, segretario genovese Fiom Cgil – le banche non sembrano disposte a dare la seconda tranche di prestiti all’Ilva. Ciò significa che da novembre potrebbe bloccarsi sia la produzione sia il pagamento degli stipendi”. Se da un lato le banche chiedono garanzie sulla nuova proprietà, il maggior candidato ad acquisire l’Ilva, il gruppo indiano Ancelor-Mittal, deve da un lato fare i conti, con la necessità di mantenere l’occupazione, “dall’altro con gli attuali proprietari dell’Ilva, cioè la famiglia Riva, che non si lascerà certo estromettere da un giorno all’altro”.

Se le difficoltà di arrivare in breve tempo alla vendita dovessero acuirsi lo scenario potrebbe diventare anche peggiore: “Se il commissario Gnudi non riuscisse a trovare un compratore – spiega Manganaro – potrebbe decidere di portare i libri in tribunale”. Un’ipotesi per la Fiom non troppo remota: “O in un mese si raggiunge l’accordo con la nuova proprietà e con il vecchio proprietario, oppure non ci sono i soldi”.

“Non vorrei che il governo pensasse in questo modo di togliersi qualsiasi responsabilità facendo decidere ai tribunali quello che la politica non riesce a decidere. Per il governo Renzi sarebbe un atto gravissimo”. Per il sindacato la soluzione deve passare proprio dal Governo: “L’unica strada percorribile è che il Governo decida di nazionalizzare l’azienda bonificando Taranto e facendola ripartire”. Intanto la Fiom è già pronta a una nuova eventuale fase di lotta: “Abbiamo detto ai lavoratori che in qualsiasi momento siamo e saremo pronti a difendere reddito e posti di lavoro”.

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