Genova. “Fare pubblicità indiretta, attraverso la pubblicazione di pseudo-tariffe e pseudo-condizioni di Uber significa promuovere un servizio assolutamente illegale, fuori legge, che non tutela in alcun modo la sicurezza degli utenti-cittadini e che agisce nel totale disprezzo delle regole”. Lo dichiara oggi in una nota Stefano Benassi, presidente della Cooperativa Radio Taxi Genova, all’indomani dello sbarco di Uber il servizio di ride sharing nel capoluogo ligure.
“Ben comprendiamo le esigenze degli operatori dell’informazione che per professione devono cercare la notizia – dice Benassi – Tuttavia, riteniamo che pubblicizzare, anche in maniera indiretta, chi aggira le regole non sia un segnale positivo per tutti i cittadini e gli imprenditori che pagano le tasse e operano nel rispetto delle leggi”.
La Cooperativa Radio Taxi ha 16 dipendenti “in regola, con il proprio TFR interamente versato e, soprattutto, 760 soci che ogni giorno contribuiscono all’erario con il loro lavoro servendo la città: pertanto i servizi che offre a tutti i cittadini genovesi non possono essere in alcun modo messi sullo stesso piano o, ancor peggio, a confronto con un soggetto che non rispetta alcuna regola, non ha alcun veicolo e invita a praticare abusivamente una professione”, sottolinea il presidente.
“Per quanto riguarda poi le ricadute della concorrenza fuorilegge e quindi sleale sulle piazze di Genova, nel primo giorno di servizio abusivo degli autisti pagati da Uber, le chiamate alla centrale radio taxi sono cresciute del 2%, attestandosi su uno standard ancora più alto di quanto non sia già. Segno tangibile che i cittadini genovesi sanno distinguere e scegliere la professionalità dei nostri tassisti. Pertanto ringraziamo tutti gli utenti, di Genova e non solo, per la loro attestazione di stima, per noi stimolo quotidiano nel garantire, con serietà e impegno, un servizio di eccellenza”.
Intanto la Polizia Municipale sta predisponendo i controlli utili a contrastare il fenomeno.
La Cooperativa Radio Taxi informa che “ha dato pieno e ampio mandato allo studio legale Pavia-Ansaldo di Milano per ottenere il rispetto della legge e procederà contro chiunque, compresi gli enti pubblici, continuerà a pubblicizzare o agevolare gli abusi”.