Cronaca

Ex Centrale del Latte, blitz dei lavoratori a Tursi: “Assumetevi le vostre responsabilità”

Genova. Mancano poche settimane alla fine di settembre, termine ultime della cassa integrazione per i lavoratori della ex Centrale del Latte di Genova e relativa procedura di mobilità. Non a caso oggi una delegazione è arrivata a Tursi per chiedere, e ottenere, un incontro fuori programma con il vicesindaco Bernini e i capigruppo in consiglio comunale. Una riunione durata più di mezzora, in cui i lavoratori hanno consegnato i propri curricula. Protesta simbolica, ma neanche troppo, sottolineano amari i sindacati.

“Purtroppo non abbiamo ottenuto ancora niente – ha spiegato al termine Fabio Allegretti, Cgil – ma abbiamo ribadito la nostra posizione e chiesto alla giunta di assumersi le proprie responsabilità, che ci sono”.

Se Tursi non si fosse opposto al cambio di destinazione d’uso – è il ragionamento – oggi i 28 lavoratori su cui pende lo spettro del licenziamento, avrebbero potuto essere ricollocati nello stesso sito, in un centro commerciale con 120 posti di lavoro, che non si è mai fatto. “Per volontà della giunta nulla di questo è stato accettato – ha aggiunto il sindacalista – ma non è stato neppure proposto qualcosa di alternativo e a quasi 20 giorni dalla fine della cassa integrazione, non è stata portata nessuna proposta concreta”, ha concluso Allegretti.

Il prossimo passo è un nuovo incontro con la giunta Doria, una volta passato il 15 settembre. “La Parmalat entro questa data ha promesso di dare i nominativi dei 12 lavoratori da ricollocare nell’area – ha sottolineato Michele D’agostino, Uila Uilm – Noi non ci crediamo, per questo abbiamo sollecitato giunta e assessore di chiedere l’atto depositato da Parmalat al Mise, in modo che nell’incontro del 15 ci dicano chi sarà l’imprenditore, quali attività produttive saranno insediate e quanti lavoratori assunti”.

A oggi, infatti, restano 28 i lavoratori “lasciati a casa”, e che, il 30 settembre, potrebbero ricevere la lettera di licenziamento da Parmalat. “Questo non deve avvenire – ha concluso D’Agostino – ognuno si prenda le proprie responsabilità: azienda, Comune e anche Regione”.

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