Cronaca

Associazione a delinquere, banda armata e 130 omicidi. Genova: udienza per l’estradizione del boss colombiano Mancuso

Genova. Guerriglia, narcotraffico, vere proprie stragi a Genova. Non è un film, ma per fortuna tutto questo è accaduto a migliaia di chilometri dalla Liguria. Regione che, comunque, un piccolo ruolo in questa terribile storia viene ad averlo da giovedì scorso, quando ad Imperia è finito nella rete della Guardia di Finanza Domenico Antonio Mancuso Hoyos. E’ lui l’uomo nella foto, da quasi una settimana detenuto nel carcere di Marassi e su cui i giudici della Corte d’Appello di Genova devono decidere riguardo all’estradizione in Colombia.

Decisione non così scontata poiché l’uomo è cittadino italiano e, secondo alcune fonti, la convenzione che regola l’estradizione verso la Colombia non sarebbe mai stata ratificata. Presenti anche alcuni familiari di Mancuso, che non hanno potuto assistere all’udienza a porte chiuse.

Mancuso è infatti ricercato nel suo Paese per, tra l’altro, 130 omicidi commessi dal Blocco Catatumbo delle Autodefensas Unidas de Colombia (Auf), uno dei principali gruppi paramilitari del luogo. L’uomo, 49 anni, è cugino dell’ex capo paramilitare Salvatore Mancuso, ed era ricercato anche per la cosiddetta strage di Gabarra (oltre 80 morti) compiuta nel maggio del 1999. E’ accusato di omicidio, associazione a delinquere, sovversione e banda armata.

Mancuso era già presente in Italia da circa due anni quando, nello scorso maggio, è stato emanato dalle autorità sudamericane l’ordine di carcerazione nei suoi confronti. Si trovava in Italia per avviare vari progetti immobiliari, tra cui quello relativo a un albergo a cinque stelle, attraverso i quali riciclare fondi provenienti da organizzazioni di narcotrafficanti con le quali si erano alleati i paramilitari colombiani.

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