Violenza contro le donne, Snoq: “No al video ‘Metamorfosi’, problemi di comunicazione”

violenza donne

Genova. Il video “Metamorfosi” a cura del Ministero degli Interni, per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne per mano degli uomini, secondo “Se Non Ora Quanto?” contiene numerose lacune e sostanziali difetti di comunicazione.

“Rappresenta una piacente giovane donna con un occhio livido, che percorre strade su strade mentre una voce narrante maschile ci racconta che cosa è successo (omettendo particolari rilevanti…) e soprattutto sottolinea l’unica, a quanto pare, scelta da fare: denunciare alla Polizia il partner maltrattante. La scena finale vede lei dietro la porta di casa chiusa e lui che chiede di entrare per recuperare insignificanti oggetti personali, e lei che cosa fa, decide di aprire! E così finisce lasciandoci nella finta suspense di cosa accadrà, come nella migliore tradizione di un thriller, perché è evidente che l’epilogo sarà tragico; se l’effetto invece voleva essere l’opposto, allora il regista dovrebbe cambiare mestiere”, spiega l’associazione in una nota.

“Mai si fa cenno ai centri antiviolenza ai quali la donna maltrattata può e deve rivolgersi, non sono chiari i maltrattamenti subiti; e soprattutto, il messaggio forte e chiaro “Non aprire quella porta!” non solo non è vivamente consigliato, ma addirittura si suggerisce di dare un’altra possibilità all’uomo e di consentirgli la sospirata metamorfosi. E vogliamo parlare degli uomini maltrattanti? Perché l’attenzione mai si pone su di loro, eppure sono gli artefici di tanta aggressività e spesso le loro mani si macchiano di femminicidio.
Esistono centri ai quali potrebbero rivolgersi: perché non inserire questo aspetto nel video? Sarebbe un efficace suggerimento preventivo e curativo, questo dovrebbe essere il senso di un video progresso, soprattutto se creato da una Istituzione”.

Snoq, quindi, chiede che il video “Metamorfosi” non venga messo in circolazione e che si costituisca una commissione competente, composta anche da esperte che lavorano da anni nei centri antiviolenza, per realizzarne uno nuovo che divulghi messaggi più corretti, che rappresenti le donne senza ricorrere a stereotipi, si rivolga agli uomini maltrattanti e dia indicazioni giuste atte a salvaguardare l’incolumità delle donne vittime di persecuzioni e violenze.

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