Al timone della Costa Concordia nel primo e nell’ultimo viaggio. Intervista a Giovanni Lettich, capo dei piloti di Genova

Genova. “Emozioni? Lo spazio per quelle era davvero poco. Certo, a manovra terminata ci siamo voltati indietro a guardarla con un po’ più di tranquillità”. Giovanni Lettich, comandante dei piloti del porto di Genova, racconta la sua Costa Concordia, il gigante del mare preso per mano all’imboccatura del porto di Prà-Voltri e alla fine ormeggiato in tutta sicurezza.

“Una manovra studiata in ogni dettaglio, complessa, delicata, che ha preteso i suoi tempi, circa 11 ore. Una manovra – spiega – cui abbiamo cominciato a pensare fin da quando era apparsa la possibilità dell’arrivo della nave a Genova”.

Non sono però mancati i momenti di difficoltà, a cominciare da quelli dettati dalle condizioni meteo. “Al mattino abbiamo affrontato un vento più forte di quello previsto, per cui la nave ha camminato un po’ meno nell’approcciare l’imboccatura del porto, così come nella fase dell’evoluzione, in cui abbiamo impiegato una buona potenza per girarla. Proprio quella fase, assieme al passaggio nel punto più stretto all’imboccatura del porto, è stata la più difficile”.

Strano destino, quello di Lettich. Fu infatti lui a condurre una neonata Costa Concordia fuori dai cantieri di Sestri Ponente nel 2006. “Che dire, un caso penso unico al mondo – spiega – . Quando abbiamo capito che era andato tutto bene? Nel momento in cui abbiamo dato l’ultimo cavo”.

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