Economia

Ilva dopo l’accordo, Fiom: “I problemi restano”. Burlando “chiama” il governo: “Servono risposte”

Genova. La “patata bollente” di Ilva deve passare al governo Renzi. Lo dice chiaramente Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, dopo che il prestito ponte ha scongiurato nuove proteste a Genova e permetterà di pagare le quattordicesime ai dipendenti. I problemi, infatti, rimangono sul tavolo e a risolverli “non può essere una cassa in deroga della Regione”.

Al di là della continuità di reddito (i contratti di solidarietà si stanno per esaurire e ci sarà bisogno di un ulteriore ricordo ad ammortizzatori sociali), sembra mancare una prospettiva certa, per un’azienda che rimane commissariata. “Ho parlato – spiega Burlando – con il nuovo commissario Gnudi, con i ministri Guidi e Poletti, le questioni sono diverse: prima è necessario dare una risposta immediata alla vicenda degli ammortizzatori sociali. Venendo meno il contratto di solidarietà, bisogna assolutamente procedere con una nuova fase di cassa integrazione in deroga nazionale. Il secondo punto è garantire lo stipendio ai lavoratori e poi però il Governo indichi una strada per la proprietà dell’azienda che è in fase commissariale. Qui per mantenere la filiera bisogna investire 2-3 miliardi di euro, non ci può che essere un rapporto tra chi farà l’investimento e chi lo gestirà. E’ un anno che siamo fermi davanti a questo nodo e che ora va sciolto. La nostra richiesta è che venerdì quando saremo a Roma per la vicenda amianto si estenda l’argomento anche a Ilva”.

Burlando insomma sollecita un discorso più generale, per un settore strategico della nostra industria. “L’incertezza con cui si è lasciata per molto tempo una filiera importante come quella dell’acciaio non può proseguire. Il governo ha cambiato commissario, forse significa anche che voleva cambiare approccio: ora è importante chiarirlo. Avviando con il sindacato e le istituzioni una trattativa complicata, ma speriamo produttiva, per salvare l’azienda e i suoi siti principali: Genova, Taranto e Novi”.

Ma a Genova il livello di attenzione resta comunque alto. Secondo quanto riferito, il prestito ponte, in caso arrivasse entro i prossimi giorni come annunciato dal governo, garantirebbe gli stipendi fino a dicembre, ma sono le voci di vendita a non far dormire sonni tranquilli. “I problemi restano, siamo preoccupati per l’ipotesi di vendita e il conseguente possibile smembramento e ridimensionamento organico – spiega Bruno Manganaro, Fiom Cgil – Ci prendiamo due mesi di pausa in cui rimarremo tranquilli, ma il 1 settembre, quando scadono i contratti di solidarietà, se non viene garantito il futuro di Cornigliano e degli altri stabilimenti, con risposte in grado di rispettare il nostro accordo di programma, saremo di nuovo in piazza”.

“Riguardo all’ipotesi ArcelorMittal e agli esuberi – è il pensiero del presidente della Regione Liguria – non posso avventurarmi su argomenti così delicati: noi ora dobbiamo avere un confronto aperto con governo e commissario, dobbiamo sapere che investimenti si fanno, chi li paga, che azionisti si fanno avanti, se il vecchio azionista c’è ancora, è in campo del tutto o per nulla. Partiamo da lì”.

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