Genova. La cronaca nera è solita utilizzare aggettivi ridondanti, questa storia non si piò esimere. Un uomo di 64 anni, Salvatore Cimò, già in carcere ma in regime semidententivo, nella serata di domenica 18 maggio scorso, in zona periferica, aveva tentato un omicidio nei confronti di un muraotore di Enna, residente a genova.
Questa mattina Salvatore Cimò, appunto già detenuto nel carecere di Marassi, questa mattina è arrivata un’ulteriore richiesta di arresto, dalla squadra mobile, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Genova per tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di arma comune.
La ricostruzione del fatto è stata difficile e non si è potuta giovare della testimonianza del ferito. Nella circostanza, il muratore era stato colpito da un arma da fuoco ad un avambraccio, con ritenzione del proiettile, che gli aveva provocato la frattura esposta di radio e ulna.
Le articolate indagini, condotte dalla 3’ Sezione reati rese difficili dall’assenza di testimoni e dalla reticenza del ferito e dei suoi familiari che erano intervenuti per soccorrerlo, consentivano di stabilire che il ferimento, avvenuto con una pistola semiautomatica calibro7,65, era conseguito ad una violenta lite tra i due nel corso della quale il ferito aveva colpito al volto con un pugno Cimò e non, come invece dichiarato dal ferito stesso sia in ospedale che successivamente negli uffici della Questura, di essere stato colpito da un proiettile vagante mentre camminava in strada.
Salvatore Cimò, dopo il tentato omicidio, aveva fatto ritorno nel carcere di Marassi dove era detenuto in regime di semidetenzione.