Liguria. L’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Università, Pippo Rossetti, ha incontrato i giovani dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, per soffermarsi sull’importanza della continuità fra scuola e mondo del lavoro, in modo che vi sia un accesso diretto – e preparato – al mondo aziendale, attraverso stage e una formazione specifica.
Rossetti si è confrontato con i ragazzi per capire quale sia il reale impatto della formazione professionale, incontrando gli studenti dei corsi di qualifica professionale di turismo, economia del mare, comunicazione, tecnologie informatiche e altri settori importanti per il nostro territorio.
“Siamo molto contenti – sottolinea Rossetti – perché la Regione Liguria, dopo aver attivato i corsi triennali di formazione professionale in età d’obbligo scolastico, che era un tema che inizialmente dava un po’ di preoccupazione perché sembrava che mandassimo i ragazzi a fare ‘bottega’, abbiamo ottenuto un ottimo risultato. Abbiamo scelto di integrare i corsi con gli istituti professionali, in un sistema integrato”.
“Finisce il primo triennio con un bilancio positivo – riflette l’assessore – sia per i contenuti sia per la preparazione che i ragazzi hanno dimostrato e anche per la grande soddisfazione che leggiamo nelle reazioni e nella disponibilità di quelle imprese che hanno ospitato i ragazzi negli stage e che ne escono positivamente colpite e arricchite. Dobbiamo sempre di più coniugare il mondo della scuola con quello aziendale, nel reciproco interesse di creare persone preparate per il mondo del lavoro e una scuola in grado di preparare”.
“In programma c’è la realizzazione dei primi poli tecnico – professionali, ovvero ‘reti’ d’impresa tra scuole, enti di formazione professionali, le aziende, gli Its e le università. Questi poli servono a sviluppare una più forte presenza dell’alternanza scuola-lavoro, che non sempre riguarda tutti i ragazzi, e che invece dovrebbe essere un punto fondamentale dell’offerta formativa che tutti i licei dovrebbero offrire. Con il polo abbiamo quindi uno strumento che mette in colloquio le aziende e il mondo della scuola. E’ un cambio di cultura sia per la scuola, che deve prevedere una continuità, sia per l’impresa. Gli italiani su questo devono riflettere, questa formazione continua è usuale nei paesi più sviluppati. E’ un dato di fatto: chi torna dallo stage torna più motivato e ottiene migliori risultati scolastici”, conclude Pippo Rossetti.