Economia

Cambio al vertice di Ilva, Manganaro: “La tensione può salire”

corteo ilva cornigliano, fiom
Foto d'archivio

Genova. Le segreterie nazionali dei sindacati hanno chiesto un incontro urgente con la presidenza del Consiglio perché il cambio al vertice di Ilva potrebbe voler dire un cambio di linea, di atteggiamento e quindi di prospettive per il futuro. “E la tensione può salire”, dice Bruno Manganaro, segretario di Fiom Cgil di Genova, che non nasconde la preoccupazione per la situazione che si potrebbe creare in Ilva dopo il cambio della guardia ai vertici, con la nomina di Piero Gnudi a commissario al posto di Enrico Bondi per il quale era scaduto il mandato.

“La cosa ci preoccupa perché l’azienda ha comunicato di non avere i soldi per il pagamento degli stipendi e Genova sta ancora aspettando la convocazione per la proroga degli ammortizzatori sociali – ha detto Manganaro – Il cambio di commissario, di fronte anche a Federacciai che aveva chiesto la testa di Bondi, può voler dire che si cambia strada. Se sarà meglio o peggio lo scopriremo ma tutti devono sapere che il clima, in fabbrica, si sta scaldando e bisogna ricordare che l’Ilva, con i suoi 1700 lavoratori a Genova, oltre 12 mila in tutta Italia, può diventare un problema”.

Il sindacato mette in guardia dai possibili rischi di scontro sociale: “Perdere la siderurgia, chiudere gli stabilimenti – ha concluso Manganaro – mettere in difficoltà i lavoratori dal punto di vista del reddito e dell’occupazione può diventare un problema anche di ordine pubblico. Ogni vertenza porta tensione ma, se la porta sull’Ilva, vale 100 rispetto alla tensione delle piccole aziende, e questo lo devono sapere le istituzioni locali ma, sopratutto il governo, perché la soluzione può arrivare solo da lì”.

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