Genova. Riforma dei porti: se ne parla da più di dieci anni e ogni volta che lo si fa, la politica litiga. L’ipotesi ventilata di un accorpamento di governance tra i porti di Genova e Savona è solo l’ultimo esempio.
“Sono indiscrezioni che vengono da Roma – ha commentato Massimo Moscatelli, segretario Associazione agenti marittimi Genova a margine di una tavola rotonda sulla ‘portualità ligure e le infrastrutture in tempo di crisi’ – in realtà siamo nella classica situazione ‘al lupo al lupo’: è dieci anni e più che si parla di rifare la legge”. In altre parole, è indubbio che il discorso sull’accorpamento delle autorità portuali stia creando polemiche, “ma più sulle autorità che sugli operatori – ha sottolineato Moscatelli – molti di questi ultimi, basta guardare Genova e Savona, operano in entrambi i porti. Dal nostro punto di vista non sarebbe un problema, forse è più politico che operativo”.
Il problema, invece, è un altro, ancora più annoso. “La mancanza di infrastrutture è un grosso ostacolo che rischia di vanificare sia i lavori fatti all’interno dei porti, e sappiamo quanto sia difficile trovare fondi per fare investimenti – ha ricordato – oltre a costituire un pericolo reale di esclusione da determinate rotte”. Se non si riesce ad accogliere certe navi e a smaltire le merci, cioè, si rischia di essere tagliati fuori dai traffici. “Come infrastrutture siamo fermi all’Ottocento, la situazione tra una politica che litiga e la nascita di comitati ogni volta che si vuole cambiare un guardrail, è difficile – ha concluso Moscatelli – ma data la rilevanza del nostro settore, anche nell’economia nazionale, auspichiamo che qualcosa venga fatto”.
E molto è già stato fatto secondo Spediporto. “Genova si segnala come uno dei porti che ha guardato con maggiore attenzione alla velocità delle merce e alla tecnologia – ha spiegato il direttore Gianpaolo Botta – oggi possiamo contare su un sistema informatico unico in Italia. Al netto di questo, certo, c’è poi una politica che si interessa di altro”. Riformare la legge portuale, ad esempio, ma “senza arrivare a nulla, mentre ci sarebbero autorità che necessiterebbero di razionalizzazione, così come servirebbe un paese che ragionasse in termini di efficienza competitiva anche nella logistica”.
A mancare invece è proprio la sensibilità politica. “Basti guardare alla Germania che, invece, ha fatto della logistica il motore economico del paese e una leva occupazionale”. Quanto alle diatribe di casa nostra, “Pensare che tre autorità portuali diverse possano riscoprire amore improvviso non si può – ha concluso Botta – però i buoni amministratori e i buoni imprenditori possono sviluppare sinergie commerciali e strategie di crescita che tengano conto delle peculiarità dei tre scali e svilupparli all’interno di un quadro armonico normativo, in una prospettiva di crescita del sistema Liguria”.