Politica

Europee, il Pd passa all’incasso. Partecipate e grandi opere, Farello: “E’ il momento delle scelte”

Genova. Si trattava di elezioni europee, ma i loro effetti cominciano già a farsi sentire a palazzo Tursi. Troppo clamoroso il successo di domenica del Pd (a Genova perfino oltre la media nazionale) per archiviarlo come se non fosse cambiato nulla.

E se da sinistra della maggioranza il capogruppo della Federazione della Sinistra in consiglio comunale Antonio Bruno ricorda che “i voti vanno e vengono e l’ottimo risultato del Pd non dovrebbe indurli ad essere troppo arroganti”. Non si parla però tanto di poltrone (come ricorda Bruno “i due assessori in quota Sel avevano già fatto dichiarazione di voto a favore del Pd prima delle urne”), quanto di programma.

I principali punti stridenti, con una maggioranza spaccata in due, sono ben noti: da una parte infrastrutture e grandi opere, dall’altra il destino delle aziende partecipate dal Comune di Genova. Forte del successo alle urne, il Pd vorrà giocoforza passare all’incasso su questi punti, giudicati strategici. Lo dice chiaramente il capogruppo Simone Farello: “Gli equilibri non cambiano, anzi si rafforzano. Il voto da due segnali: assistiamo ad un grande rafforzamento del Pd oltre la media nazionale e un buon risultato della lista di Tzsipras, molto al di sopra della media nazionale. Questo conferma che l’alleanza tra Pd e queste forze gode di consenso”.

“Sulle questioni strategiche – continua però Farello – dobbiamo forse prendere qualche decisione fino ad oggi controversa. Privatizzazioni delle partecipate? Un argomento chiuso con la delibera dello scorso novembre. Abbiamo detto che Amiu ha bisogno di una alleanza strategica rimanendo saldamente in mano pubblica. Ci sono poi altre realtà più piccole che sopravviveranno se avranno la capacità di rimanere in equilibrio economico. Se questo dato verrà confermato non ci sarà nessun bisogno di cambiare. Poi c’è il tema del tpl: non siamo più nel dibattito sulla privatizzazione, siamo a stabilire se Amt sarà in grado di affrontare la concorrenza in uno scenario completamente diverso dall’attuale”.

Su alcuni punti c’è chi come Enrico Pignone, capogruppo della Lista Doria mette già le mani avanti (“La Gronda di Ponente – spiega – non è prevista passi in consiglio. Anzi Renzi dovrà decidere che cosa intende per grandi opere. Per me sono quelle legate al dissesto idrogeologico, alla manutenzione, ai treni ma per i pendolari”).

A scommettere sulle fratture all’interno della maggioranza c’è il Pdl. “Il Pd ha il 43%? Bene – attacca il capogruppo Lilli Lauro – allora non hanno più scuse. Se non fanno le cose il Pd deve mandare a casa Doria e farci rivotare. Possiamo farlo assieme alle regionali e anche alle politiche perché io credo che Renzi la possa raccontare solo per qualche mese, ma dopo se non riesce a fare le riforme deve andare al voto. Potremmo avere una triplice campagna elettorale”.

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