Economia

Economia, finanza e sanità: Italia agli ultimi posti in Europa. Confartigianato: “Ripresa con freno a mano tirato”

giancarlo grasso - confartigianato

Liguria. Sistema economico, finanza pubblica e sanità: su queste macroaree l’Osservatorio Regionale dell’artigianato ha raccolto un confronto tra Italia ed Europa, su dati Commissione europea. Una sorta di “cassetta degli attrezzi” che l’associazione “consegna” simbolicamente nelle mani dei prossimi europarlamentari per rilanciare il ruolo del Paese all’interno dell’Unione europea, soprattutto dal punto di vista economico e sociale, con un occhio di riguardo al mondo della micro e piccola impresa.

A partire dal Pil: dopo un 2013 in decrescita del -1,9%, si prevede che l’Italia nel 2014 riesca a risalire fino al +0,6%. Il Paese chiuderà però dietro a Regno Unito (+2,7%), Germania (+1,8%), Spagna (+1,1%) e Francia (+1%), fanalino di coda rispetto ai principali Paesi europei e al di sotto della crescita media europea (+1,6%).
“Una ripresa con il freno a mano tirato – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – Lo testimoniano anche i consumi delle famiglie: nel 2013 sono calati del 2,6%, e nei prossimi due anni si metteranno in moto solo dello 0,4% e dello 0,8%. Valori al di sotto della media europea, prevista nel 2014 dell’1,2%, e inferiori a Regno Unito (+2,1%), Germania (+1,5%), Spagna (+1,3%), Francia (0,6%). I dati sulla disoccupazione ci dicono che tra i principali Paesi Ue solo la Spagna ha fatto peggio di noi negli ultimi anni, in particolare nel 2013: 26,4% contro il nostro 12,2%. Quest’anno in Europa i disoccupati dovrebbero diminuire, fermando la percentuale al 10,5%: l’Italia dovrebbe invece chiudere l’anno segnando ancora un aumento, toccando il 12,8%”.

In Paesi come la Germania, il tasso di disoccupazione è molto basso: nel 2013 si parla del 5,3%. Nonostante la crisi, ha tenuto l’export (+0,2% nel 2013) che vedrà una crescita del+3,5% nel 2014 e del +4,5% nel 2015. Ma non basta ancora per superare Germania (+5,2% e +5,6%), Spagna (+6,1% e +7,3%) e, più in generale, allinearsi con l’Unione europea (+4,1% nel 2014 e +5,2% nel 2015). Dopo la netta flessione dello scorso anno (-4,7%), per il 2015 è attesa una spinta degli investimenti (+4%), quasi in linea alla media europea (+4,7%). Osservando i dati sul credito, nel 2013 il costo del denaro per le imprese italiane è risultato il maggiore, toccando il 5,36%, contro il 3,85% dell’area Euro. In Germania (3,6%), Francia (3,5%) e Spagna (5,2%), è nettamente inferiore: “stiamo parlando di una forbice che negli anni si è allargata a sfavore delle nostre imprese, che pagavano è vero il 6,37% nel 2007 ma con un tasso di riferimento della Bce oltre il 4% mentre ora è prossimo allo zero” precisa Grasso.

Osservando il macrosettore della finanza pubblica, il deficit italiano nel 2013 si conferma al -3% del Pil, in linea con la media europea del -3,3%, e per il 2014 si attende un miglioramento al -2,6%. Tre Paesi manifestano un quadro peggiore di quello italiano: sono Spagna (-7,1%), Regno Unito (-5,8%) e Francia (-4,3%). Un dato che invece pone l’Italia tra gli ultimi posti è la pressione fiscale, aumentata di 1,3 punti negli ultimi tre anni: nel 2013 si attesta al 43,8% e la diminuzione attesa per il 2015 sarà solo dello 0,2%. La Francia, con il 45,8%, ha registrato un dato peggiore del nostro mentre la media europea ha chiuso il 2013 al 40% e rimarrà quasi invariata nei prossimi due anni. Al di sopra della media Ue (48,3% sul Pil) anche la spesa pubblica italiana che, nel 2014, toccherà il 50,3%, a differenza di Paesi come la Germania dove sarà molto contenuta (44,6% sul Pil). Nel 2015 è però previsto un calo fino al 49,8% del Pil, anche grazie agli effetti della spending review.

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