Genova. Sulla demolizione della Costa Concordia non solo Genova è pronta, con adeguate strutture e garanzie di sicurezza, ma potrebbe anche diventare esempio di “business” virtuoso del riciclo di relitti, non più rifiuti del mare ma occasioni di recupero.
Intanto un dato importante: gli uffici tecnici regionali hanno verificato la “non esistenza di impatto ambientale” nella gestione e organizzazione delle operazioni di smantellamento della Concordia nel caso venissero effettuate nel porto di Genova.
E’ notizia di oggi, infatti, che la società San Giorgio del Porto, abbia ottenuto dal Rina la certificazione “ISO 30000:2009” per il sistema di gestione dedicato alle operazioni di demolizione e di riciclaggio di una nave. Il cantiere navale genovese è, cioè, la prima realtà italiana ad aver ottenuto questo riconoscimento, che attesta “il rispetto dell’ambiente, la sicurezza del personale impegnato nei lavori e la conformità a tutte le normative nazionali e internazionali vigenti, nello svolgimento di tali attività”.
Più in particolare, la certificazione, volontaria e di validità triennale, riguarda l’intero processo di demolizione e riciclaggio di una nave: dall’accettazione da parte del cantiere allo svolgimento dei lavori inclusi lo stoccaggio, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti derivanti dalla demolizione (es. ferro, rame, oli esausti, rifiuti urbani assimilati, etc.), che deve avvenire in modo sostenibile.
Presentata la relazione in cui San Giorgio specifica l’attività di smantellamento e ben il 96% di recupero (percentuale altissima) la Regione, una volta analizzata la documentazione, “ha potuto verificare e validare questo tipo di operazione, a impatto quasi nullo”, spiega il dirigente del dipartimento ambiente dell’ente di Piazza De Ferrari.
Lo screening della Regione, una delle procedure di Via, permette quindi di accertare che “non vi sia impatto ambientale” evitando di procedere ulteriormente con la stessa Via. E per ora, va notato, è solo la Liguria l’unica “contendente” in grado di certificarlo: la Toscana, infatti, non avendo a disposizione in primis il bacino, non ha potuto farlo.
Il minor tempo possibile e un recupero quasi totale di tutto il relitto: questo può offrire il porto di Genova rispetto alle spiagge della Turchia.
Legno, ferro, e tutte le componenti di quello che fu la Costa Concordia: una quantità di materiale che, smaltito, potrebbe essere quasi totalmente riciclato. Aspetto che, oltre a essere molto interessante dal punto di vista ambientale, è importante anche per gli stessi assicuratori, per cui era di vitale importanza evitare ulteriore inquinamento nelle operazioni di smaltimento.