Sampierdarena, la mappa del commercio: 500 locali vuoti su 1900 attività, il censimento delle Officine

via buranello sampierdarena

Sampierdarena. Millenovecento attività commerciali compongono attualmente il tessuto socioeconomico di Sampierdarena. Di queste, circa 150 sono gestite da stranieri, contro i 1250 locali italiani. Le restanti 500 hanno, al momento, le saracinesche abbassate. Sono i primi dati emersi dal censimento effettuato dalle Officine Sampierdarenesi, il gruppo di “cittadinanza attiva” protagonista della grande manifestazione contro il degrado dell’ottobre scorso.

Un’indagine che, va detto, non ha nessun valore istituzionale, con minimo margine d’errore intorno al 5%. Ma è un lavoro eseguito “per pura passione” dai volontari delle Officine per “avere un utile strumento d’analisi per il quartiere – spiegano – e specifico per i Patti d’area che insisteranno nell’area del Civ Buranello”. Un punto centrale, questo, nello sviluppo futuro della delegazione, con il progetto di un’intesa tra Comune e Rfi per ri-destinare gli spazi e agevolare l’uso commerciale con specifiche merceologie, ma non solo.

Dei 500 locali vuoti, infatti, più del 10% è costituito proprio dai voltini chiusi in via Buranello. Più in generale, un numero che rimanda alla crisi economica, ai cambiamenti della delegazione e delle abitudini di consumo dei genovesi. Ma a chiudere non sono solo i locali storici o le attività commerciali italiane. Nell’ultimo anno, ad esempio, a Sampierdarena due attività cinesi, una in via Cantore e una in via Rolando, hanno definitivamente abbassato le saracinesche.

Quanto alla presenza “straniera”, spesso al centro del dibattito della delegazione, le attività di cittadini extracomunitari rappresentano in totale circa l’11%, non uniformemente distribuite sul territorio sampierdarenese.

Di queste circa il 23% è cinese, 28% a gestione nord africana, 13% asiatica, 25% sudamericana. Curiosità: c’è anche un attività scozzese impiantata da molti anni e molto conosciuta dai residenti. Altro particolare interessante: lo studio di Officine conferma quanto salta all’occhio camminando per le vie di Sampierdarena. Circa 2/5 dei negozi di ortofrutta sono gestiti da cittadini nord africani, distribuiti abbastanza uniformemente sul territorio.

Percentuali precise sulle varie merceologie, però, sono ancora oggetto di analisi. Il report completo con gli approfondimenti è infatti in corso d’opera. “Stiamo preparando una relazione riportando tutti i dati puntuali, sperando nella sua utilità anche ai fini della discussione sui patti d’area con i soggetti competenti”, sottolineano i volontari delle Officine Sampierdarenesi.

Il censimento riguarda tutte le attività commerciali di Sampierdarena suddivise in 8 zone e varietà merceologiche, compresi i due mercati rionali. Fuori dallo studio i locali usati come magazzino o comunque troppo piccoli per essere adibiti a negozio o attività in genere. Compresi nella lista, invece, alcuni capannoni, come la decina di aziende di vario tipo situate in via Capello o in via Balleydier.

In attesa dei dati definitivi, resta la fotografia di Sampierdarena, città nella città, in lotta contro il degrado e negli ultimi anni alle prese con una volontà di rilancio nelle mani del territorio e dei suoi cittadini.

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