Stadio Luigi Ferraris Un inizio timido, forse troppo, poi una buona partita, che però non è bastata a battere quei cinici dei milanisti, capaci, in pratica, di fare due gol con due tiri, e salvati, poi, da Abbiati, il migliore dei rossoneri. Una disdetta, perché questa volta il Genoa avrebbe meritato di più
Tre quattro tre. Non è un prefisso telefonico, ma lo schieramento che Gasperini sceglie per contrastare il 4-2-3-1 del Milan. Il tecnico rossoblu, alla panchina numero 150 in serie A col Genoa (eguagliato il record di Gigi Simoni nel dopoguerra), si affida al modulo prediletto per provare a ridare compattezza ai suoi dopo la batosta di Verona. E nel tridente ecco il folletto greco: Fetfatzidis, di fronte a una grande temporaneamente decaduta è chiamato a dare imprevedibilità al Genoa, e magari anche a dimostrare che ci può stare pure lui, dal primo minuto, e non essere soltanto una pedina da schierare a partita in corso, sperando che estragga qualche jolly. Antonini, invece, parte dalla panchina: ci teneva a giocare, l’ex milanista, ma non può avere ancora la forma giusta dopo le settimane in infermeria. E in panchina, ma dall’altra parte, c’è anche Balotelli, indebolito da una lieve forma influenzale. Al suo posto c’è Pazzini, nella hit parade dei fischi il più cliccato.
Prima ancora che cominci la partita, all’ingresso delle squadre in campo, lo spettacolo lo regalano i tifosi, che dalla nord partono una serie di fuochi d’artificio che neanche alla migliore delle sagre, tanto che Galliani, appena arrivato in tribuna, guarda ammirato ed esclama: «Bello, eh?». Bello, sì.
Si comincia a si capisce subito che il compito di Sturaro è di mordere i polpacci a Montolivo, mentre Bertolacci si occupa di De Jong. I primi minuti sembrano di studio, con le squadre che partono piuttosto compassate. Le prime fiammate sono anch’esse un po’ timide, all’8′ è il Genoa che si affaccia in avanti, col lancio di Sturaro per Gilardino, batti e ribatti, ma nessuno arriva al tiro, e sul rovesciamento di fronte il lancio di Taarabt è di poco alto per la testata di Pazzini. Altra incursione genoano poco dopo, e altro disordine. Non solo di chi attacca, ma anche di chi difende, che il Milan sembra un po’ un gigante coi piedi di argilla, che magari se fosse attaccato con più convinzione potrebbe tremare assai. E i rossoblu, pian piano, guadagnano campo, ma in avanti non c’è grande precisione. Preciso, però, al 19′ il lancio dritto per dritto di Sturaro per Gilardino, che Rami mette in angolo. Da cui poi esce un tiro sbilenco di Sculli. E subito dopo si rompe l’equilibrio: è Taarabt che riceva palla sulla destra, si accentra, con la difesa che si allarga e non accorcia, e il marocchino può prendere la mira e dal limite far partire un tiro a incrociare su cui nulla può Perin. Nell’azione, Motta si è trovato in mezzo a due avversari, ha provato a chiudere su quello più esterno, Fetfatzidis non lo ha assistito, ed ecco che quasi casualmente è nato il vantaggio rossonero.
La prima parvenza di reazione genoana al 25′, quando Sturaro sembra incespicare sul pallone, invece fa bene il dribbling, si libera al tiro, ma è la parte meno riuscita. Alla mezzora Antonelli conquista una punizione dal limite destro dell’area: la batte Fetfat, ma è Pazzini a liberare di testa, per l’ennesimo nulla di fatto. Il Genoa ci prova, ma è troppo arruffone, e potrebbe fare meglio. Come al 34′, quando il tiro a girare di Fetfat sbatte sulla schiena di un milanista e si impenna in area: arriva Antonelli, che invece di provare a tirare cerca l’appoggio che va tra piedi milanisti. E al 37′ arriva la prima vera possibilità di pareggio, col tiro di Burdisso che va fuori di un soffio. Cresce la pressione rossoblu, e infatti un attimo dopo Fetfat prova l’azione personale, non ci riesce ma il rimpallo è per Sturaro che pesca bene in area Motta: contrato all’ultimo momento, ma segnalato in fuorigioco. E ancora un’altra azione genoana che porta al tiro da fuori di Sturaro, deviato in angolo. Ed è sempre il cross di Sturaro che costringe Mexes alla deviazione, che per poco, ma molto poco, non è un autogol. Al 45′ ci prova da distante assai Marchese, ma la conclusione arriva precisa tra le braccia di Abbiati.
Un primo tempo prima timoroso, poi grintoso, con il Milan che ha capitalizzato al massimo l’unica conclusione verso la porta rossoblu, e un Genoa che forse avrebbe potuto scrollarsi di dosso prima una sorta di timore reverenziale. Ma quando l’ha fatto, per i rossoneri sono stati dolori. Per ora senza conseguenze. Nella ripresa i tecnici confermano le formazioni iniziali, ma nel Genoa c’è, in più, la consapevolezza che il Milan non è quel mostro che si dipingeva, e prova a partire a spron battuto. Come fa Fetfat al 7′, quando gira attorno a Constant, girandogli attorno come a una boa, si direbbe in strambata, poi fa partire un tiro che Abbiati respinge a pugni chiusi. Poi, all’8′, la punizione di Sturaro da destra è per la testa di De Maio, ma il pallone sorvola la traversa.
Il Genoa meriterebbe il pareggio, e invece al 10′ arriva il raddoppio milanista: palla persa sulla trequarti, rapido contropiede, con Taarabt che ne salta due a centrocampo e lancia in profondità l’ectoplasma giapponese, che salta facile l’ultimo tenero baluardo, che è Marchese, e poi con un tocco sotto supera anche Perin, apparso un po’ indeciso sui tempi dell’uscita. Due tiri e due gol, sembra una beffa. Come una beffa sarebbe stata se il tiro cross di Honda fosse andato in rete, perché stanno tutti fermi e il pallone sfila di poco a lato.
Bisogna ripartire, e il Genoa lo fa con un dialogo Gilardino Motta, concluso da quest’ultimo con una puntata che non sorprende Abbiati. Ma è una squadra un po’ scossa, e lo si vede da Sculli che si trova all’improvviso tutto solo, ché a destra Antonelli è rimasto molto indietro, e poi nel retropassaggio di Marchese per Perin, che si trova addosso Pazzini e Montolivo, e appoggia oltre la linea di pallone morto. Però il guizzo ci sarebbe, col cross di Antonelli, respinto quasi sulla linea da Mexes, con Gilardino pronto alla deviazione. Al 24′ prima sostituzione della gara: entra Centurion al posto di Sculli: tatticamente non cambia nulla, si spera in più freschezza. E al 28′ arriva il gol rossoblu: calcio d’angolo che sorvola l’area, e palla che arriva a Motta: non è un colpo facile, ma il genoano è bravo a tenere il pallone basso e a mettere praticamente all’incrocio dei pali. Prima del calcio al centro Seedrof toglie Pazzini per Balotelli, e lo stadio viene giù dai fischi.
Ma il gol ha dato forza al Genoa, che si butta in avanti. Prima è Centurion che scappa via, e chissà perché non tira al momento giusto, ma è una bella azione. Più bella quella tra lo stesso argentino e Sturaro, il cui tocco di giustezza è respinto da un ottimo Abbiati, con un mezzo miracolo, poi il colpo di testa di Bertolacci è respinto sulla linea da Montolivo. Sarebbe stato il giusto premio alla pressione genoana.
Al 35′ è ancora Centurion a tirare da distante, con Abbiati che blocca sicuro. E un minuto più tardi Kakà e Balotelli mostrano di poter far male, ma alla fine il tiro di Taarabt è deviato e diventa innocuo. Gasperini ci crede, toglie Fetfatzidis al 37′ per Calaiò, e Antonelli per Konatè: in pratica, il tutto per tutto. Ma la montagna non partorisce nessun topolino. Peccato, perché il Genoa avrebbe meritato miglior fortuna. Ma Verona si può dare per dimenticata.