Genova. Si è trattato di un attentato, su questo gli inquirenti sembrano non avere dubbi, mentre sulla matrice ancora nulla si può dire. Le telecamere di sorveglianza del commissariato di Pré hanno ripreso ieri il momento dell’esplosione.
Ora, da un lato “sono in corso gli accertamenti della scientifica e degli artificieri per capire che tipo di ordigno è stato usato”, dall’altro, si procede con l’esame delle telecamere di sorveglianza, a partire proprio da quelle del commissariato (ma ce ne sono anche molte altre) “per vedere se ci siano informazioni utili alle indagini”, spiega il procuratore capo Michele Di Lecce.
Visto che presumibilmente l’ordigno è stato attivato con un timer, probabilmente rudimentale, occorre poi risalire indietro nel tempo e vedere, dall’ultima volta in cui il cassonetto della plastica è stato svuotato, tutti quelli che hanno inserito qualcosa, magari con particolare attenzione. Insomma, ci vorrà tempo e pazienza, ma per la Procura questo gesto non è certamente da sottovalutare, anche perché, se il cassonetto fosse esploso mentre qualcuno vi gettava dentro una bottiglietta di plastica, cosa molto comune in una via a quell’ora molto trafficata, avrebbe potuto rimanere seriamente ferito.
Anche sul timer le ipotesi sono diverse, qualcuno azzarda che potrebbe anche essere stato attivato impropriamente. A chi, senza dirlo esplicitamente, propende per la pista anarchica, appare strano che il cassonetto sia stato fatto esplodere a metà pomeriggio: “gli anarchici non vogliono colpire i civili, per cui normalmente fanno esplodere gli ordigni di notte”, suggerisce un investigatore.
Neanche le presunte minacce ricevute sotto qualche forma dal commissariato di Pré sembrerebbero essere una pista seguita dagli investigatori. “Troppo presto per parlare di una qualche matrice – chiarisce di Lecce -vediamo cosa emerge nei prossimi giorni”.