Liguria. Bolletta elettrica sempre più salata anche per le Mpmi artigiane liguri: sono le piccole realtà produttive a dover pagare il prezzo dello sconto praticato alle grandi aziende “energivore”, per effetto del decreto ministeriale del 5 aprile 2013.
Dal secondo semestre del 2013 sulla bolletta delle micro e piccole imprese è infatti comparsa una nuova voce di costo tra gli oneri generali di sistema: si tratta della componente Ae, destinata a finanziare le agevolazioni a favore di poche grandi industrie: secondo l’Ufficio studi di Confartigianato su dati Istat, si tratta di poco più di 2.900 aziende, pari allo 0,07% del panorama produttivo italiano. Risultato: un aumento del 16,1% degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica delle Mpmi nel 2014, pari a 600 milioni di euro in più, a cui si aggiungono 300 milioni di rincari per il secondo semestre del 2013. Ciò significa che una piccola impresa-tipo è costretta a sborsare 684 euro aggiuntivi all’anno per le spese energetiche. Un macigno su cui pesa anche l’aumento del 3,3% per le componenti A2 (oneri per il decomissioning nucleare) e UC3 (perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura), scattato ad aprile 2014: incrementi che fanno lievitare di ulteriori 162 euro il costo della bolletta elettrica per una micro e piccola impresa.
“Il settore artigiano – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – si trova a dover fare i conti con la maggiore tassazione energetica d’Europa, pari al 2,3% del Pil italiano, valore superiore a quello medio dell’Eurozona di ben 0,6 punti percentuali. Come se non bastasse, sono costretti anche a fare da “bancomat” alle grandi aziende energivore: una situazione assurda e insostenibile, che ci auguriamo che il Tar della Lombardia, a cui Confartigianato ha fatto ricorso, riveda al più presto, annullando la decisione dell’Autorità per l’energia, che ha applicato gli aumenti”.
Tra il 2012 e il 2014 gli oneri generali di sistema sono lievitati, complessivamente, dell’84,1% nelle bollette delle piccole realtà del tessuto produttivo italiano: l’importo medio per Kwh pagato dalle Mpmi è 2,8 volte quello versato da una grande impresa (quasi il 180% in più). A soffrire maggiormente sono quelle realtà artigiane, operanti soprattutto nel manifatturiero, la cui incidenza di spesa energetica sul fatturato incide per oltre il 2%. Si tratta di artigiani del metallo, della gomma e della plastica, dei prodotti chimici e della carta: 616 imprese in Liguria, dove sono impiegate circa 2 mila persone. Quasi 34 mila in Italia, concentrate soprattutto in Lombardia (circa 6.300 unità, il 18,7% del totale), Toscana (4.460 imprese, 13,2%) e Veneto (quasi 3.900, l’11,5% in Italia). Le realtà produttive liguri, l’1,8% del totale in Italia, sono presenti soprattutto nella provincia di Genova (320, con circa 1.100 addetti), seguita da Savona (129 imprese e oltre 400 addetti), La Spezia (84, con 260 impiegati) e Imperia (83 realtà e quasi 240 lavoratori).