Rese note oggi le motivazioni della sentenza di assoluzione per la vicenda della casa al Colosseo. L’ex ministro Claudio Scajola “era inconsapevole” che Diego Anemone “avesse concordato con le sorelle Papa, proprietarie dell’immobile vicino al Colosseo, le modalità dell’ulteriore pagamento”. Di conseguenza, scrive il giudice di Roma Eleonora Santolini, “non si è trovato nelle condizioni di conoscere il maggior prezzo d’acquisto” dell’appartamento con vista sul Colosseo, in via Fagutale.
Nelle 40 pagine di motivazione, il giudice, parlando del caso dell’immobile di 210 metri quadri di proprietà delle sorelle Papa pagato da Scajola 600 mila euro, ma di fatto costato 1,7 milioni di euro, afferma che l’allora ministro dello Sviluppo Economico era convinto di spendere poco più di 600 mila euro. Non a caso – si legge nel provvedimento – al “momento della consegna” della parte eccedente la somma versata da Scajola alle alle sorelle Papa, da parte dell’architetto Angelo Zampolini, uomo di fiducia di Anemone, “Scajola era assente”.
“Non è inverosimile ipotizzare – continua il giudice – che Balducci, una volta avuta richiesta da Scajola di aiutarlo a trovare un’abitazione, possa aver pensato, unitamente ad Anemone, di sfruttare positivamente quella situazione, in vista di eventuali richieste di favori da avanzare all’allora ministro”.