Genova. “Attribuire il costo per chilometro al costo del lavoro – come hanno fatto Carlo Stagnaro, direttore del Centro Studi dell’Istituto Bruno Leoni e l’assessore ai trasporti Dagnino – significa fare un’operazione puramente propagandistica ammantandola di una presunta scientificità”. A parlare è Marco Vetrugno, Associazione ControCorrente Genova.
“Il costo per chilometro infatti – non bisogna essere studiosi né assessori per capirlo – dipende, oltre che dal costo del lavoro, da una serie di parametri – traffico, corsie preferenziali, organizzazione della rete e del servizio, efficienza dei mezzi – e da costi – carburante, assicurazioni, affitto delle rimesse – che derivano dalle scelte aziendali e non dalla prestazione dei dipendenti. Discorso analogo vale per il costo del lavoro a chilometro. Sennò non si capirebbe perché il Comune fa le corsie preferenziali per aumentare la velocità commerciale”, prosegue.
Secondo l’associazione, quindi, l’unico modo per effettuare valutazioni sensate è calcolare il costo del lavoro dividendo il costo del lavoro totale per il numero dei dipendenti e giudicare le scelte del Comune e dell’Azienda in base alla loro ricaduta sul servizio e sui costi complessivi.
“Mischiare questi due elementi significa semplicemente nascondere la realtà sotto una cortina fumogena utile a dimostrare ciò che in realtà è presupposto e cioè che bisogna tagliare le retribuzioni. La realtà è che sono anni che il contratto degli autoferrotranvieri non viene rinnovato e che a Genova i sindaci vanno avanti a colpi di cassa integrazione, contratti di solidarietà e sforbiciate di ogni genere agli stipendi e al servizio, ma i bilanci di AMT continuano a essere in rosso”, conclude Vetrugno.