Venti sassi per ricordare la follia della Shoah: gli studenti liguri in pellegrinaggio ad Auschwitz-Birkenau

Con la visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il pellegrinaggio degli studenti liguri, vincitori del concorso “27 gennaio: giorno della memoria” istituito dal Consiglio regionale per ricordare la tragedia dell’Olocausto, ha raggiunto una delle tappe più coinvolgenti. Davanti al muro dove migliaia di prigionieri vennero fucilati è stata deposta una corona di fiori, è stata recitata una poesia e tutti i membri della delegazione ligure si sono raccolti in un minuto di silenzio poi il rabbino capo della Liguria Giuseppe Momigliano ha pregato per le vittime della persecuzione nazista. La commozione di tutti è stata espressa dai consiglieri regionali Antonino Miceli, Alberto Marsella e Aldo Siri. Ma non è mancata qualche nota polemica sia sul ruolo delle istituzioni che della scuola: “Consentire a tanti giovani di vedere di persona questi luoghi è un investimento fondamentale per la nostra democrazia e per far crescere finalmente una vera coscienza democratica. – ha detto Antonino Miceli – Per troppi anni lo Stato italiano e le sue istituzioni non hanno avuto il coraggio di fare i conti con la propria storia, cosa che persino la Germania, dopo due decenni di oblio, ha fatto dimostrando maggiore apertura del nostro paese. In Italia il processo di rimozione di quei fatti, comprensibile negli anni immediatamente successivi al conflitto, è durato ben oltre il necessario. Forse il fascismo si è macchiato di crimini meno efferati del nazismo, ma non è stato estraneo con le leggi razziali e le deportazioni alle peggiori infamie compiute nella storia d’Europa. E’ ora di mettere da parte la retorica degli italiani brava gente e iniziare una riflessione franca su quei fatti”.

Alberto Marsella  ha aggiunto: “Noi possiamo ricordare le vittime dell’Olocausto grazie alla democrazia che abbiamo conquistato attraverso la lotta politica, ma la lotta politica deve essere fondata sull’umanità. Lo Stato senza democrazia e senza umanità può diventare un meccanismo diabolico: i nazisti al processo di Norimberga tentavano di discolparsi affermando di aver agito in base alle leggi. Una risposta inaccettabile, ma che conteneva una sua verità: la legge rende possibile lo sterminio di tanti innocenti, fa diventare lo Stato l‘inizio e la fine di tutto. I giovani devono partecipare alla vita democratica, diventarne il sale senza farsi trasportare nel deismo del leader e nel nazionalismo”.

Aldo Siri, alla sua seconda visita ai campi di sterminio, ha aggiunto: “La visione di tanti orrori continua a lasciarmi sgomento e ancora mi risulta incomprensibile come l’uomo possa macchiarsi di tante efferatezze”. Poi rivolto ai giovani ha affermato: “Cercate di conoscere i fatti, non fatevi plagiare da nessuno, non cadete nella trappola di distinguere crimini di destra o crimini di sinistra. I delitti contro l’umanità sono tutti da condannare alla stessa maniera. E poco importa se il fascismo nella realizzazione e organizzazione dello sterminio è stato attore secondario: le sue responsabilità sono ugualmente pesanti. La Regione fa bene a creare occasioni di conoscenza per i giovani e lascia interdetti sapere che molte scuole della Liguria non partecipino a queste iniziative e non rispondano agli appelli che giungono loro dal Consiglio regionale ormai da anni. Evidentemente ci sono professori che guardano questi fatti non con l’ottica dello storico, ma con occhi offuscati da pregiudizi politici. Questo è un fatto grave perché è compito dei  giovani fare in modo che non si ripetano drammi come quello della Shoah”.

Venti sassi, per ricordare altrettante vittime della follia nazista, sono stati inoltre deposti dagli studenti sulle traversine della Yudenrampe, la piccola stazione ad Auschwitz-Birkenau dove ancora oggi si trova uno dei vagoni merci usati dai nazisti per deportare gli ebrei e gli altri detenuti destinati ai campi di sterminio. Il gesto compiuto oggi dai ragazzi della delegazione ligure ha rievocato la tragica vicenda di venti ebrei che furono catturati a Genova e nel Tigullio dai fascisti e portati nel campo di detenzione di Coreglia Ligure in Val Fontanabuona. Fra questi c’era l’intera famiglia genovese Guli-Ovazza che abitava in via Mura degli Zingari. Insieme a loro vennero catturati altri nove ebrei che, invece, finirono nel carcere di Marassi. Tutti erano sfuggiti alla grande retata del 3 novembre 1943 dove i nazisti catturarono nella sinagoga di Via Assarotti la maggioranza degli ebrei genovesi. La maggior parte degli incarcerati erano genovesi, ma ce n’erano diversi di Chiavari, Rapallo e Santa Margherita. Il 21 gennaio del 1944 vennero inviati direttamente al più famoso dei campi di sterminio, quello di Auschwitz. Dopo un viaggio terribile raggiunsero il lager il 6 febbraio. Nessuno di loro fece ritorno a casa.

I sassi sono stati raccolti sulle sponde del Lavagna, un affluente dell’Entella, vicino al campo di prigionia da cui partirono per trasformarsi in cenere e fumo. La tradizione di porre un sasso sulla tomba dei propri cari è propria degli ebrei che così vogliono significare il ritorno del corpo alla terra, mentre l’anima va in cielo. L’iniziativa di ricordare questa tragedia è dell’Aned di Genova e, in particolare di Sergio Gibellini. Fra i binari, oggi parte del museo dell’Olocausto, il rabbino Giuseppe Momigliano ha recitato una preghiera.

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