Cronaca

Stella, troppe contraddizioni sulla morte di Andrea Macciò: i due amici indagati per omicidio volontario

Stella. La loro versione dei fatti non ha convinto gli inquirenti. Per questo ad Alessio Scardino e Claudio Tognini, i due genovesi accusati di aver ucciso e tentato di nascondere il cadavere del loro amico Andrea Macciò, dopo avergli sparato a seguito di quello che fino ad ora era stato definito un tragico scherzo, viene ora contestato il reato di omicidio volontario.

Ad aver premuto il grilletto è stato Tognini, mentre Scardino è proprietario del fucile e della villetta di Stella San Giovanni dove il 14 dicembre scorso si è consumata la tragedia. Finora ai due era stato contestato l’omicidio colposo e l’occulamento di cadavere, ma nuovi particolari sono usciti dall’interrogatorio di sabato in cui i due si sarebbero contraddetti con le versioni precedentemente fornite agli inquirenti.

I dubbi riguardano sia il “pre” che il “post”: innanzitutto a non convincere gli inquirenti è la traiettoria dello sparo (dall’alto verso il basso) che potrebbe anche far pensare a una sorta di esecuzione e non a un colpo partito a distanza e per gioco nella convinzione che l’arma non fosse carica; poi il fatto che, dopo il tragedia, i due si fossero recati in un bar a chiedere un disinfettante e poi in un altro locale a chiedere sacchi della spazzatura con cui avvolgere il corpo (questa seconda circostanza non era mai stata dichiarata dagli indagati); infine pare che Scardino e Tognini abbiano sempre agito in coppia e con una certa sintonia (e non confusamente e in preda al panico) con l’obiettivo di far sparire il cadavere e le tracce di ciò che era avvenuto nella villetta.

Insomma, tutto ciò che è accaduto dopo lo sparo va riscritto, così come le resposabilità e il movente: sembra infatti che Macciò avesse assunto sostanze stupefacenti, il che potrebbe far riscrivere completamente questa storia.

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