Genova. Continua la polemica a Tursi sui finanziamenti ai centri antiviolenza. Questo pomeriggio una rappresentanza delle volontarie del centro ex Udi di via Carioli è arrivata in aula rossa per incontrare i capigruppo del consiglio comunale e gli assessori Emanuela Fracassi ed Elena Fiorini in merito ai finanziamenti previsti dalla legge regionale, che sono stati destinati all’unico centro pubblico della città, quello di via Mascherona escludendo le reti del volontariato (qui l’articolo di approfondimento pubblicato la scorsa settimana quando il tema era stato oggetto di un’interrogazione in aula).
“Abbiamo scoperto da poco che i finanziamenti previsti dalla legge sono stati destinati altrove – dice una rappresentante del centro accoglienza Per non subire violenza – e non capiamo perché di questa scelta perché il bisogno che viene portato dalle donne è in continuo aumento e vogliamo capire se questo bisogno viene ascoltato oppure no”.
“Non si può cancellare l’associazionismo per far fare tutto al pubblico, perché il centro di via Cairoli esiste da più di trent’anni e ci sono centinaia di donne ogni anno che vi fanno riferimento” le fa eco un’altra volontaria.
La replica dell’assessore Fiorini è decisa: “Anzitutto chiariamo che né l’Udi ne gli altri centri ricevono finanziamenti dal 2008, quindi questa Giunta non ha tolto niente a nessuno. Abbiamo ereditato la gestione dei fondi dalla provincia attraverso una serie di passaggi burocratici e ora dobbiamo migliorare il sistema attraverso l’elaborazione dei patti di sussidiarietà a cui potranno partecipare attivamente enti e associazioni”.
La polemica nasce dai finanziamenti a pioggia che sarebbero stati promessi per il 2013 e poi non erogati visto che il Comune ha scelto per ora di prorogare i finanziamenti a chi aveva vinto i bandi, proprio l’Udi per quanto riguarda le case protette e il centro di via Mascherona gestito in seguito a un bando dall’associazione Il Cerchio delle Relazione per quanto riguarda gli sportelli.
La volontà di Tursi è dare la regia dei centri all’unico gestito su base pubblica, creando da lì una vera e propria rete di servizi sulla base di progetti concordati.