Genova. Sono accusati di fare parte della Fai, federazione anarchica informale e di aver organizzato diversi atti di violenza, in particolare gli attentati contro le caserme dei carabinieri di Pra’ e Voltri del 2005.
L’accusa, per cui questa mattina è arrivato l’avviso di conclusione indagine preliminare per 11 persone, tra cui Alfredo Cospito, recentemente condannato a 10 anni e 8 mesi dal Tribunale di Genova per l’attentato al manager di Ansaldo Energia Roberto Adinolfi, è di quelle pesanti: articolo 270 bis del codice penale, “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico”.
Un’associazione, secondo la Procura radicata tra la Liguria l’Emilia Romagna e la Toscana. Tra gli episodi imputati agli 11 gli attentati alle caserme dei Carabinieri di Pra’ e Voltri del 1 marzo 2005, l’invio di un plico esplosivo all’allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati e l’attentato al Ris di Parma del 24 ottobre dello stesso anno.
Questa mattina, nelle abitazioni degli indagati, sono arrivati i carabinieri del Ros, che hanno sequestrato computer, cellulari e quanto ritenuto utile alle indagini. Le indagini sugli attentati alle caserme erano state chiuse e poi riaperte circa un anno fa, dopo l’attentato ad Adinolfi.
Gli undici sono tutti, ad eccezione di Cospito (in carcere per l’attentato ad Adinolfi) sono tutti indagati a piede libero. Per tutti (quattro sono genovesi) la Procura di Genova aveva chiesto per due volte (l’ultima volta pochi giorni fa) l’emissione di una misura di custodia cautelare, ma il gip ha sempre respinto la richiesta. Contro l’ultimo respingimento della misura la Procura ha presentato appello al Tribunale del Riesame.
Dalle prime informazioni di un indagine apparentemente molto corposa emerge che che i Ros avrebbero trovato tracce di dna compatibili con il dna di Alfredo Cospito, sul sacchetto di plastica che conteneva l’ordigno destinato alla caserma del Ris di Parma. Per quell’attentato, la procura di Genova ha indagato dieci persone. Cospito invece deve rispondere soltanto dell’attentato alla caserma del
Ris di Parma mentre nove degli undici sono accusati di aver preparato l’ordigno esplosivo destinato all’allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati.
L’inchiesta era inizialmente in mano al sostituto procuratore Andrea Canciani che aveva chiesto una misura di custodia cautelare per alcuni indagati, respinta però dal gip De Matteis. Le intercettazioni, soprattutto ambientali ma anche telefoniche, infatti erano state considerate praticamente inutilizzabili. E la procura nel 2010 chiude il fascicolo. All’inizio del 2012, però il pm Federico Manotti lo riapre, anche grazie a un nuovo software in dotazione ai Ros che ha permesso di “ripulire” quegli audio molto disturbati. Nonostante questo, però la nuova richiesta di misura cautelare in carcere, presentata a marzo 2013, è stata respinta dal gip Bolelli, a quasi un anno di distanza.