Genova. Amiu e Regione Liguria confermano lo stop alla costruzione di inceneritori. Non servono, se è vero che, secondo gli ultimi dati, analoghi impianti in Emilia Romagna e Toscana risultano sovradimensionati e sotto utilizzati. Tutti contenti? Non proprio, neanche tra gli oppositori della combustione dei rifiuti.
Le linee di indirizzo al Piano industriale Amiu sulla raccolta dei rifiuti alla Commissione Sviluppo del Comune di Genova, presentate oggi, suscitano così reazioni diverse. Da una parte Legambiente Liguria, che, con una nota del suo presidente Santo Grammatico, esprime parere positivo. “Finalmente – si legge – si cambia visione e cultura cominciando a bandire la parola “rifiuto” per parlare di risorse e mettere in discussione il paradigma di una società “usa e getta”. La novità è che si avvia la discussione in città, avendo superato la visione dell’inceneritore come soluzione per la chiusura del ciclo. Adesso è necessario passare dalle parole alle azioni concrete per raggiungere le percentuali di raccolta differenziata nei tempi previsti dalla legge, senza rinvii”.
Dall’altra parte Antonio Bruno, capogruppo a Tursi della Federazione della Sinistra. A non convincere è l’alternativa all’inceneritore. “L’assessore Garotta – spiega Bruno – ha sottolineato come si proponga la produzione di combustibile solido secondario, materiale con alto contenuto calorifico impossibile da ottenere senza le plastiche che andrebbero invece riciclate. Considero la produzione di CSS una soluzione peggiore dell’incenerimento”.
“Non porta – continua ancora – al riciclo di materia ed è in contrasto con il recupero spinto del materiale residuo. Inoltre, la combustione verrebbe effettuata in cementifici o centrali termoelettriche con impianti di trattamento fumi inadatti ad abbattere i microinquinanti e spesso inadatti anche a trattare i macroinquinanti come le polveri”.
Polemiche anche sulla raccolta differenziata. “L’assessore – conclude Bruno – ha inoltre confermato lo spostamento al 2020 dell’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Eppure se si costruisse l’impianto di trattamento del rifiuto umido, che è il 35% del totale dei nostri rifiuti, potremmo arrivare molto vicini a questo risultato in poco tempo: trovo sconcertanti le dichiarazioni secondo cui “dall’umido non si avrebbe alcun ritorno economico”.