Genova. “Sarebbe quantomeno opportuno interrompere la trattativa, quando avranno dati certi la riprenderemo”. La fumata su Piaggio Aero, così come il futuro, dalla sede di Confindustria dove stamani si sono riuniti sindacati e azienda, è nera.
Dal tavolo genovese sono arrivati i numeri: l’impatto totale del nuovo piano industriale coinvolge 372 persone, in parte dichiarati esuberi secchi e in parte esternalizzazioni. Per la precisione: 117 esuberi a Genova, 48 a Finale, 108 esternalizzazioni previste per lo stabilimento di Sestri Ponente e altri 100 in quello savonese.
“Dovranno andare a operare presso aziende decentrate di cui non si conosce ancora né nome né condizioni – spiega a vertice concluso, Antonio Caminito, segretario Fiom Cgil – per questo abbiamo detto a Piaggio Aero di interrompere la trattativa. Noi siamo sì disponibili a salvare l’azienda, ma ci diano elementi per poter discutere”. Oggi, invece, a detta dei sindacati sono arrivate solo informazioni superficiali. “Stiamo parlando di esuberi e di un numero consistente di lavoratori – sottolinea Caminito – Ci devono anche spiegare perché esternalizzare, se si risparmia o meno, e il cosa e il come”.
In pratica “a oggi non abbiamo condizioni per dare un giudizio: sappiamo solo che ci sono 372 lavoratori precarizzati dopo la trattativa, la somma di Genova e Finale. E attenzione – ammonisce il segretario Fiom – una cosa oggi è chiara: qui non si tratta di Genova o Finale, o il piano salva tutti o non salva nessuno”.
L’amarezza che serpeggia tra le fila sindacali “è tanta”. Il numero degli esuberi è preoccupante: l’età media dei lavoratori dello stabilimento genovese è di 30 anni, ripetono i delegati.
“L’azienda in maniera molto netta lo ha confermato: esuberi e ricollocamenti – sottolinea Daniele Toni, Uilm – e lo stabilimento di Genova chiuso entro febbraio 2015”. A Sestri rimarrebbero 162 addetti del service, inizialmente sempre controllati da Piaggio, in attesa della nuova società i cui contorni, però, sembrano al momento incerti. “Non hanno idea di dove esternalizzare – aggiunge Toni – si parla di Veneto e Basilicata, forse qualche privilegiato andrà a Villanova di Albenga, sperando nel nuovo piano industriale, che però potrebbe essere l’ennesima manovra. A me hanno insegnato che le aziende sono fatte di persone, qui ne vogliono levare più della metà: per noi è inaccettabile”.
E tirati per la giacca, ora, sono proprio Regione e Comune. “A questo punto non si parla più di persone agitate – avverte il delegato Uilm – ma di un vero problema sociale. Faremo immediatamente una convocazione al presidente Burlando. Nelle scorse settimane ci hanno dato certezze, hanno firmato carte che garantivano la presenza dei dipendenti sul territorio genovese, tutte promesse completamente disattese. E la cosa che ci lascia interdetti è la tranquillità ostentata, come fosse tutto normale. Non è normale – conclude Toni – questa è una regione che non ha più lavoro, se tolgono anche questo stabilimento andremo a fare tutti i bagnini?”
Una situazione delicata, non solo per lo stabilimento di Sestri Ponente, ma, da oggi, anche per quello di Finale: è un piano “che non sta bene”, ripetono i sindacalisti. “Prima si parlava solo di Genova, ora è l’intero complesso Piaggio che sta facendo acqua – conferma Maurizio Marchi, Fim Cisl – Su Finale c’è stata una sorpresa, ma solo in parte. Abbiamo la vaga impressione che non si voglia fare industria. Domani decideremo i percorsi da seguire”.
Domani a Sestri Ponente l’assemblea dei lavoratori. “In una regione dove si chiude una fabbrica al giorno – conclude Caminito – questi sono problemi a cui vanno date soluzioni precise, non vanno affrontati con superficialità”.