Liguria che frana, ennesimo allarme degli esperti: “Territorio pronto a sbriciolarsi alla prossima bomba d’acqua”

frana zoagli

Liguria. I dati parlano chiaro e incutono timore: il 98% dei Comuni della Liguria è a rischio idrogeologico. Gli esperti indicano 470 chilometri quadrati di territorio pronti a sbriciolarsi alla prossima “bomba d’acqua” e, come predicatori inascoltati, lanciano un ennesimo “sos”.

“Ci dispiace ripetere sempre le stesse cose, però la condizione in cui versa la nostra regione è sotto gli occhi di tutti – dice il professionista ligure Giuliano Antonielli, del Consiglio Nazionale dei Geologi – E non si può più parlare di eventi eccezionali, dal momento che situazioni come quelle verificatesi nei giorni scorsi si ripetono con regolarità da 3-4 anni. Dobbiamo imparare a convivere con questi fenomeni. Come? Con la prevenzione e applicando le leggi esistenti”.

La prevenzione, però, si realizza con investimenti e interventi che, anche a causa della crisi che svuota le casse, sono di difficile attuazione. “Ma non parliamo di chissà quali investimenti – precisa Antonielli – Basterebbe partire dalla manutenzione dei boschi, dei rii, degli argini. Non ci vogliono chissà quanti milioni di euro e, oltretutto, si creerebbero posti di lavoro. Per governare il nostro territorio ci vorranno decenni, e la sfida più difficile sarà quella culturale, del cambiamento di mentalità: dobbiamo capire che noi, qui, siamo ospiti”.

Anche gli esperti sono rimasti ovviamente colpiti dalle immagini di quella terrazza “penzolante” sul versante franato sopra il treno che, venerdì, percorreva la tratta sul binario unico tra Andora e Cervo. “Credo si tratti di una struttura costruita decenni fa, quando esistevano normative diverse – dice il geologo – In passato, in una regione così povera di spazi, si è cercato di farsi spazio un po’ ovunque, con le conseguenze che vediamo. Attenzione, non è che non si debba più costruire. Esiste anche una cementificazione ‘buona’, quella che valuta ogni rischio e procede solo se vi sono le condizioni di sicurezza e se le leggi vigenti vengono rispettate. Non bisogna costruire a tutti i costi”.

“La ferrovia, in quella posizione, sarà sempre a rischio. Lo spostamento a monte potrebbe certamente creare meno problemi. Ma bisogna agire, perché ‘domani’ è già troppo tardi” conclude Antonielli.

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