Lettera al direttore

Carlo Felice, Tovo a Doria: “Sul Carlo felice hai preso una stecca”

Pongo una domanda a me stesso ma, più in generale al sindaco Doria e alla sua amministrazione, che in merito al piano per salvare e rilanciare il Teatro dell’Opera Carlo Felice, dimostra di non riuscire ad andare oltre la caparbietà più ostinata. È possibile disquisire unicamente sul taglio delle risorse umane? È possibile che un sindaco di sinistra miri con giustificazioni, non sempre accettabili, a concentrarsi solo sul taglio del personale? Il salvataggio e il rilancio del Carlo Felice sono realizzabili esclusivamente spostando e rinunciando all’organico ? Sinceramente non si può accettare una posizione che testimonia la volontà di non procedere oltre il proprio naso.
Assurdo far credere che la legge Bray obblighi alla riduzione della dotazione organica del personale tecnico amministrativo; leggendo bene gli articoli che compongono la disposizione per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche emerge che gli interventi mirati alla riduzione del personale è previsto davanti ad una eventuale risultante eccedenza. Questa eccedenza eventuale deve essere definita unicamente dopo l’elaborazione di un piano industriale con programmazione triennale.
Doria commette un grave errore sostenendo queste ipotesi: l’eventuale eccedenza di personale si potrà identificare solo dopo aver studiato una seria programmazione. Non è possibile affrontare il problema prevedendo un taglio senza aver prima delineato la funzionalità dell’Ente. Anche un bambino capisce che non si può costruire una casa partendo dal tetto.
Ho l’impressione che non esista una volontà concreta per realizzare un piano industriale in grado di rispondere alle richieste della Legge Bray, e trovo irresponsabile far pagare la propria inefficienza ad altri.
La Legge Bray è chiara e prevede “un piano di risanamento che intervenga su tutte le voci di bilancio strutturalmente non compatibili con la inderogabile necessità di assicurare gli equilibri strutturali del bilancio stesso, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario, entro i tre successivi esercizi finanziari”.
Se dobbiamo richiamarci alle Legge Bray allora si espongano anche gli altri “contenuti inderogabili”, e non li si nascondano dietro un dito. Come per esempio:
a)la rinegoziazione e ristrutturazione del debito della fondazione che preveda uno stralcio del valore nominale complessivo del debito esistente al 31 dicembre 2012, comprensivo degli interessi maturati e degli eventuali interessi di mora, previa verifica che nei rapporti con gli istituti bancari gli stessi non abbiano applicato nel corso degli anni interessi anatocistici sugli affidamenti concessi alla fondazione stessa,(…)
b)l’indicazione della contribuzione a carico degli enti diversi dallo Stato partecipanti alla fondazione;
c)l’individuazione di soluzioni idonee, compatibili con gli strumenti previsti dalle leggi di riferimento del settore, a riportare la fondazione, entro i tre esercizi finanziari successivi, nelle condizioni di attivo patrimoniale e almeno di equilibrio del conto economico; 
d)l’obbligo per la fondazione, nella persona del legale rappresentante, di verificare che nel corso degli anni non siano stati corrisposti interessi anatocistici agli istituti bancari che hanno concesso affidamenti.

Massimiliano Tovo
Segretario Udc Genova

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