“L’allarme lanciato ieri da alcune organizzazioni sindacali, sulle ulteriori preoccupazioni che interesserebbero il Teatro dell’Opera Carlo Felice, obbliga ancora una volta ad osservare la massima attenzione sul piano di risanamento che dovrebbe essere approvato dall’attuale Cda.
Nessuno, in particolar modo gli esponenti politici della nostra città, può concedersi il lusso di considerarsi non corresponsabile sul futuro dell’Ente lirico genovese, in un momento storicamente sensibile come questo; tutti si adoperino affinché sia individuato e consegnato al Ministero dei Beni Culturali un piano strategico efficiente, al fine di garantire le condizioni di restauro economico e di rilancio che necessitano urgentemente per il Teatro dell’Opera di Genova.
I recenti successi registrati dal botteghino hanno dimostrato che i presupposti esistono, e a rigore delle tesi sempre sostenute in merito alle potenzialità del Carlo Felice, siano escluse una volta per tutte soluzioni differenti e lontane da quelle previste dalla Legge Bray, che mirerebbero invece a distruggere questo ricco patrimonio culturale: un’opportunità reale di crescita economica per la nostra città.
Se dovesse emergere uno stato di inerzia da parte dei vertici della fondazione del Carlo Felice, tale da comprometterne la partecipazione ai benefici compresi nella Legge 112, sarebbe, di fatto, annullata l’unica occasione di speranza per il futuro del Teatro.
La preoccupazione espressa dalle organizzazioni sindacali, che hanno a cuore la programmazione dell’Ente lirico, non può non richiamarci a una forte presa di coscienza. E su questo atto di responsabilità mi auguro di non rimanere solo e di vedere una larga adesione, soprattutto dalla maggioranza politica che governa questa città. I silenzi troppo perpetrati possono condurre ad effetti collaterali dalle difficili previsioni.
Spero che le allusioni denunciate nella lettera inviata al Ministro Bray, da parte delle organizzazioni sindacali, siano sfatate. Il Carlo Felice ha pieno diritto di essere ammesso alle opportunità rappresentate dalla legge 112: non vorrei assistere ad una eventuale esclusione del Teatro Carlo Felice, che rivelerebbe una nuova sventurata sorte, conferendo un triste primato che deve essere assolutamente evitato.
La situazione è preoccupante, serve chiarezza onde allontanare l’ombra di ogni sospetto; auspico in un intervento diretto del Ministero dei Beni Culturali per intraprendere un’azione di controllo e di garanzia sulle procedimenti in atto da parte della Fondazione Teatro Carlo Felice.
Mi riservo di contattare direttamente le Presidenze delle Commissioni Parlamentari che hanno licenziato la Legge Bray, affinché sia intrapresa ogni iniziativa volta a garantire, se ne fosse accertata la necessità, un’indagine a scopo precauzionale.
La lettera delle organizzazioni sindacali denunciano preoccupazioni che non possono essere disattese.”
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