Genova.”Credo che non abbia agito da solo e penso che questo sia stato un omicidio premeditato”. Lo ha detto il figlio di Giovanna Mauro, Giuseppe Mori, commentando l’arresto di Angelo Sechi accusato dell’omicidio di sua madre. Mori, che ha fatto i complimenti alla polizia, ha poi aggiunto: “Ho sempre saputo che era uno che la conosceva bene e non uno straniero, come qualcuno voleva far credere”
Angelo Sechi, l’idraulico di 56 anni originario di Monterotondo (Roma) arrestato ieri per aver massacrato a forbiciate l’anziana Giovanna Mauro aveva bisogno di soldi. E quando la donna l’ha sorpreso a frugare nella sua abitazione di Borgoratti alla ricerca della pensione lui ha e’perso la testa e, prese un paio di forbici, l’ha colpita 12 volte per poi conficcargliele nella gola.
L’uomo, a Genova da tanti anni, era uno dei vicini di casa di Giovanna Mauro. Il giorno dell’omicidio, Sechi era li’ come gli altri a guardare portar via quel corpo martoriato (nel video di Genova24 è ripreso sul portone accanto a un poliziotto) e alla polizia che raccoglieva testimonianze disse di aver visto fuggire un marocchino. Scherzando, disse agli agenti che avrebbero trovato le sue impronte sul campanello perché spesso si recava in casa dell’anziana per qualche lavoretto.
Che si fosse trattato di un omicidio per rapina era apparso, allora, subito chiaro: quel giorno la donna avrebbe dovuto andare a prendere la pensione ma per un contrattempo non ci era riuscita. Chi l’aveva uccisa aveva messo a soqquadro la casa, mentre il corpo della donna giaceva in un lago di sangue nel corridoio. Il ladro s’era portato via un ciondolino d’oro e 50 euro. Nella fretta di andarsene aveva dimenticato nel lavandino del bagno un anello sporco di sangue.
Ma e’ stato il cadavere di Giovanna a mettere la polizia sulle tracce dell’assassino. La polizia trovo’ sui pantaloni dell’anziana tracce di una calce particolare, la stessa che macchiava i pantaloni di Sechi mentre il medico legale trovò sotto le unghie della donna delle cellule epiteliali e da quelle estrasse il dna. Il fatto che non ci fossero impronte digitali portarono la polizia a pensare che l’assassino avesse avuto dei guanti. E dalle testimonianze raccolte la polizia ha scoperto che Sechi comprò dei guanti proprio la mattina dell’omicidio dopo aver lavorato in un cantiere poco lontano. L’uomo è stato inchiodato grazie al dna.