Genova. C’è preoccupazione tra gli inquirenti per la fuga del killer Bartolomeo Gagliano, tre omicidi alle spalle, due tentati omicidi, oltre a rapine, estorsioni, violenza sessuale, porto abusivo d’armi e ora sequestro di persona. Al nono piano del tribunale è tutto un viavai di polizia e carabinieri che vanno a riferire le ultime novità sulle ricerche. E nonostante il tentativo del procuratore capo Michele Di Lecce far mantenere a tutti i nervi saldi per non allarmare eccessivamente la popolazione, il timore che Gagliano possa uccidere ancora pervade i corridoi di palazzo di Giustizia e qualcuno azzarda: “Ucciderà ancora, il permesso premio per lui coincide con l’omicidio”.
Nessuno sa dove sia né dove si stia dirigendo. Le ricerche, “ad ampio raggio”, sono rese difficili dal fatto che sono partite in ritardo. Gagliano è arrivato a Genova e ha scaricato il panettiere in via De Marini alle 7 del mattino. Ma tra la chiamata del panettiere alla polizia, la denuncia e il tempo in cui gli investigatori hanno capito che si trattava di un pericoloso killer sono passate diverse ore. Probabilmente almeno 3-4, un tempo lungo che può aver consentito a Gagliano di fuggire lontano. Sì ma dove? Gagliano ha trascorso gli ultimi 7 anni in carcere, dove andavano a trovarlo solo la madre e il fratello. Il suo vecchio “socio di sangue” Sedda è morto dieci anni fa.
Le domande sono ancora tante, troppe: perché è venuto a Genova se aveva già in macchina le borse per fuggire? Perché non si è diretto oltre confine, verso la Francia?
C’è qualcuno che, nella città dove ha ucciso due persone e ha tentato di ucciderne una terza ci sia qualcuno che, era convinto lo potesse aiutare? Magari un vecchio compagno di cella con cui ha stretto rapporti di amicizia e che nel frattempo è uscito?
Rispetto alla progettazione della fuga alcuni elementi emergono dalle indagini. Le borse con cui è fuggito erano tre e Gagliano, all’alba di martedì, le avrebbe depositate nell’androne di casa, prima di andare a cercare un’auto per la fuga. Così, secondo quanto trapela, sarebbe poi tornato sotto casa della madre insieme al panettiere a recuperare quanto gli occorreva per la fuga.
Poco si sa della pistola, sembrerebbe essere una semiautomatica, forse un 7.65. Qualcuno ha ipotizzato si potesse trattare di una scacciacani a cui era stato tolto il tappo di sicurezza, l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti è che si tratti di una pistola vera. D’altronde Gagliano sa come recuperare un’arma: anche quando fuggi dal manicomio criminale utilizzò una pistola per compiere i delitti.
Ma perché non è fuggito subito, cioè la domenica, avendo così 48 ore di tempo prima di essere ricercato? La risposta sta probabilmente nella personalità deviata di Gagliano, deluso e probabilmente molto arrabbiato quando il lunedì ha scoperto che non avrebbe ottenuto il permesso di passare a casa il Natale, Ed è proprio questo che preoccupa ancor di pi gli investigatori. Nonostante gli psichiatri del carcere confermino quanto detto sostanzialmente dal direttore Mazzeo, e cioè che Gagliano teneva un comportamento adeguato e non dava problemi, gli scatti d’ira se li ricorda bene il sostituto procuratore Alberto Landolfi, che lo ha fatto condannare per rapina e violenza sessuale. “Una volta lo interrogai in carcere, la sala interrogatori era occupata e avevo approfittato dell’offerta del direttore del carcere di usare il suo ufficio”. Gagliano in quel caso era stato arrestato per una rapina: “Gli contestai che aveva agito in modo superficiale e questa cosa lo disturbò fortemente, perché è un uomo che ha un’altissima considerazione di sé”.
Affermazione pienamente confermata dalle perizie psichiatriche allegate ai fascicoli. Sociopatico, narciso, convinto di essere ‘qualcuno. In pratica Gagliano fu assolto dagli omicidi in quanto caratterizzato da personalità antisociale, che disprezza in modo patologico regole e leggi della società, e ha un comportamento impulsivo, a cui si associa la mancanza del senso di colpa o del rimorso. Dal 2010 Gagliano aveva sospeso la terapia farmacologica e secondo le relazioni psichiatriche depositate presso il tribunale di sorveglianza aveva “compensato la patologia, era risultato lucido, collaborativo, tranquillo”