Liguria, larghe intese in Regione: Sel non ci sta

consiglio regionale

Liguria. Il dibattito sul Bilancio in Regione ha visto il preannuncio di un riposizionamento politico da parte del presidente Burlando che ha aperto ai consiglieri del Nuovo Centrodestra, cioè agli alfaniani. L’apertura a dire il vero è risultata ben gradita, tanto che Saso e i suoi hanno votato a favore del Collegato alla Finanziaria. Hanno espresso un consenso politico importante che non pensiamo possa definirsi ridimensionato dal voto contrario sul Bilancio, visto che le scelte decisive sono contenute proprio nel Collegato.

Riteniamo perciò di valore poco più che metodologico le rassicurazioni che Burlando ha voluto dare alla maggioranza attuale, sostenendo che non cambierà alleanze in corsa e che manterrà gli attuali equilibri di giunta.

Dal punto di vista politico è innegabile che qualcosa sia cambiato e di importante. In Consiglio Regionale abbiamo assistito alle prove generali di larghissime intese, all’idea di sostituire e/o affiancare l’area centrista, attualmente in crisi di voti e di ragion d’essere , direttamente con il centro destra, qualsiasi sia il nome, palese o camuffato, che in futuro assumerà.

Abbiamo l’impressione che Burlando abbia dato questa accelerazione perché intende predeterminare il più possibile le scelte – nelle persone e nelle alleanze – in vista delle elezioni regionali. Forse Burlando allora non sarà in prima fila ma sicuramente vuole che sia garantita una forte continuità con la sua stagione politica e perciò anticipa oggi le scelte della prossima tornata elettorale che dovrebbero spettare a chi sarà candidato nel 2015.

Che contemporaneamente alle larghissime intese sia stata anche presentata dal consigliere Miceli la discussione su una nuova legge elettorale conferma la nostra lettura dei fatti. In sostanza non vorremmo che una cosa fosse funzionale all’altra. E la nuova legge facilitasse le larghissime alleanze con il centrodestra preannunciate dal Presidente della Regione.

Se le cose stanno in questi termini, se il PD intende fare delle larghe intese una condizione politica permanente nella Regione Liguria, come del resto ha già fatto in tanti comuni liguri, se intende sfumare ogni differenza tra destra e sinistra fino ad annullarla, anche noi ci permettiamo di preannunciare che non ci stiamo e non ci staremo. Non ci staremo esattamente per gli stessi motivi per cui a livello nazionale siamo all’opposizione del governo Letta – Alfano. Perché riteniamo che la situazione disperata in cui siamo richieda capacità di decidere, di stabilire gerarchie e priorità.

Le nostre priorità sono tutte dalla parte dei diritti, dei giovani, dei precari, del lavoro. Un governo di larghe intese come abbiamo ampiamente visto e come dimostra la legge di stabilità, ancora una volta deludente, non è in grado di affrontare efficacemente questi problemi.

Anche la Liguria deve cambiare modello di sviluppo, fare scelte coraggiose e innovative. Pur apprezzando diverse misure dell’attuale governo ligure, noi crediamo che il dato preminente sia la necessità di un cambio di passo, non la continuità. E crediamo che le larghissime intese non solo non permettano la svolta necessaria, ma anzi ci ricaccino indietro nel tempo, alla Liguria che saccheggia il territorio e non rispetta l’ambiente.

Ce lo confermano alcuni provvedimenti di questi giorni che fatichiamo a digerire, rispetto ai quali per senso di responsabilità non abbiamo sempre espresso in modo formale il nostro dissenso. Pensiamo all’ennesima proroga del Piano Casa, alla promessa di un canale di finanziamento esclusivamente agli oratori e non alle pur presenti associazioni laiche, alla costituzione di parte civile nei confronti dei Comitati che hanno protestato contro le centrali a carbone, alla trasformazione in una Commissione privata della Commissione pubblica di controllo prevista dalla legge sui porti.

Sono tutti atti singoli di per sé preoccupanti e negativi ma che, alla luce dei nuovi scenari politici, assumono un significato più ampio e ci dicono che le prove generali si stanno facendo anche sui programmi e che essi prefigurano una Liguria con più cemento, meno ambiente e meno diritti. Esattamente come noi non la vogliamo.

Sel Liguria

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