Genova. Le fasce deboli della popolazione, come poveri e disoccupati, aspettano risposte “urgenti” dalla politica che, chiamata a grandi “responsabilità”, non può voltare lo sguardo da un altro grave dramma del Paese, la condizione “penosa” in cui versano i detenuti nelle carceri, sempre più “strutture inadeguate” per una giusta riabilitazione.
In vista del Natale il presidente della Cei, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, incontra i politici nella messa in Santa Maria sopra Minerva. E l’appuntamento non può che trasformarsi in un’occasione per rivolgere un monito ai responsabili della cosa pubblica e per tirare le fila dell’anno trascorso, che si avvia alla conclusione segnato dall’episodio di Lampedusa, con i migranti disinfestati dalla scabbia, suscitando “un senso profondo di dolore e vergogna”.
“Mai più!”, scandisce Bagnasco. Nella chiesa dietro al Pantheon i banchi si riempiono alla spicciolata. C’è la presidente della Camera, Laura Boldrini, ci sono Rosy Bindi, Paola Binetti, Pierferdinando Casini, Maurizio Sacconi, Ernesto Preziosi, l’ex ministro Renato Balduzzi, Edoardo Patriarca, Carlo Giovanardi, Franco Carraro.
Le imprese, i giovani che “bussano invano alla porta del lavoro”, i disoccupati, gli anziani e i poveri del Paese aspettano “risposte urgenti e decisive dal mondo della politica”, ammonisce nell’omelia il presidente della Cei, indicando l’esempio “di servizio” di papa Francesco che richiama anche la politica alla sua “responsabilità” e a costruire “insieme la casa comune dove tutti – specialmente i poveri e i deboli – possano trovare giustizia e solidarietà”.
Come vescovi, sottolinea quindi il porporato rivolgendo un altro appello, “non possiamo non richiamare l’attenzione” verso “i detenuti” che versano in “condizioni precarie e penose dovute al sovraffollamento” in “strutture spesso inadeguate per una corretta e doverosa riabilitazione in vista del reinserimento nella società”.
Anche qui un pressante richiamo a un tema più volte sollevato dalla conferenza episcopale. “Un sano orgoglio – esorta quindi Bagnasco – deve diffondersi, ed ispirare a tutti i livelli atteggiamenti di fiducia e comportamenti non disfattisti di snellimento burocratico, di miglioramento di sistema, di intrapresa lavorativa”.