Genova. A una settimana di distanza, non si placano le polemiche per la mozione approvata martedì scorso dal consiglio comunale (voti favorevoli Pd e Pdl) e che impegna il Sindaco ad adottare “interventi mirati a tutela della maternità e a favore della natalità volti a sostenere socialmente ed economicamente le madri in gravidanza che pur versando in situazione di difficoltà scelgono comunque di non ricorrere all’interruzione di gravidanza”.
A protestare oggi, con richiesta di un’audizione urgente alle Commissioni Pari Opportunità e Politiche sociali, alla presenza degli assessori Elena Fiorini ed Emanuela Fracassi, sono le donne di associazioni e sigle sindacali (da Rete di donne per la Politica a Se Non Ora Quando Genova; da CGIL-Genova al Coordinamento Pari Opportunità UIL-Genova e Liguria, per citarne qualcuna).
In una lettera aperta hanno definito la mozione “assolutamente inutile, propagandistica e pertanto inemendabile”.
“Inutile perché servizi e interventi vengono già erogati dai Servizi Sociali territoriali, nonostante le limitate risorse economiche – specificano – Propagandistica perché contrabbanda una campagna contro la legge 194 e l’autodeterminazione delle donne come una politica a sostegno della maternità” e perché si “fa riferimento a esiti di politiche analoghe attuate in altre città, senza specificare dove si sono realizzate, per quanto tempo, se sono state monitorate e con quali criteri”.
Inoltre “Il dato genovese di una percentuale superiore alla media nazionale di interruzione volontaria di gravidanza, citato con toni allarmistici, è semmai indicatore di una maggiore applicazione della legge 194 e di un minor ricorso all’aborto clandestino. E’ risaputo che vi sono regioni in Italia in cui è diventato impossibile effettuarne presso le strutture pubbliche a causa di una presenza totale di medici obiettori”.
“A noi pare che tutto si risolva nel dare finanziamenti ai Centri di Aiuto alla Vita senza definire quali azioni si finanzieranno e con quali criteri si individuano le beneficiarie – sottolineano le diverse firmatarie- Si realizza così un ulteriore spostamento dell’intervento pubblico da servizi e progetti rivolti alle persone ad un puro assistenzialismo. Tutto ciò mentre continua il depauperamento e la rarefazione dei Consultori pubblici”.
“Demagogico” infine è anche “voler individuare i soggetti a cui rivolgere questi interventi tra le donne che “scelgono di non interrompere la gravidanza” e non tra le giovani donne che desiderano diventare madri. Perché non ci si interroga invece sulle ragioni della bassa natalità in Liguria con cui si devono misurare le giovani coppie”.
Non manca il riferimento al botta e risposta tra la consigliera Pederzolli e il consigliere De Benedictis: “toni paternalistici e sessisti non sono tollerabili, ci aspettiamo che il Sindaco e la Giunta li stigmatizzino”, conclude la lettera.