Genova. Reja, Zeman, Ballardini, Colomba e Corini. Tutti presi in considerazione ma tutti un gradino sotto a Sinisa Mihajlovic. Il serbo era ed è rimasto la prima scelta della Sampdoria per la successione a Delio Rossi. La risposta del “preferito” si sta facendo attendere, liberarsi del contratto che ancora lo lega alla nazionale del suo paese si sta rivelando missione più dura del prevista.
Il Doria aspetta ma non in eterno. Pretende una risposta entro domani, giorno in cui Mihajlovic incontrerà il presidente della federcalcio serba per riuscire a capire come liberarsi in tempi brevi e senza polemiche. Si o no, a Corte Lambruschini sanno di non poter perdere altro tempo. Pronto un contratto fino a giugno con rinnovo automatico in caso di salvezza. Scelto anche l’eventuale vice, la vecchia conoscenza blucerchiata Nenad Sakic.
Il profilo di Sinisa. Quattro stagioni con la maglia della Sampdoria (dal ’94 al ’98), sinistro micidiale e furia agonistica. I tanti anni di Lazio e un biennio all’Inter chiudono la sua carriera di giocatore. Come allenatore muove i primi passi al fianco dell’amico ed ex compagno Roberto Mancini: è il suo vice in nerazzurro.
La prima avventura solitaria sulla panchina di una squadra di Serie A si consuma a Bologna. Subentra ad Arrigoni nella stagione 2008/2009 ma viene esonerato prima della fine del campionato. Si prende una bella rivincita l’anno successivo a Catania. Sotto la sua guida i siciliani raggiungono quota 45 punti: mai, fino ad allora, gli etnei avevano strappato un simile bottino.
Affascinata dalla grinta di Sinisa e dal suo modo di far giocare il Catania, arriva la chiamata della Fiorentia. Mihajlovic accetta: nono posto in campionato e le lusinghe che arrivano dalla sponda nerazzurra di Milano. Decide di restare in viola ma il 7 novembre del 2011, dopo un avvio di stagione zoppicante, viene esonerato e sostituito da Delio Rossi (il destino…)
Nel 2012 diventa ct della nazionale serba ma non riesce a strappare il pass per il mondiale brasiliano. Poi la chiamata della Sampdoria e la grande attesa. Ma qui siamo all’attualità.