Genova. Dieci anni e otto mesi per Alfredo Cospito e nove anni e 4 mesi per Nicola Gai. E la condanna disposta dal giudice Annalisa Giacalone per i due anarchici, membri del nucleo “Olga” della Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale, che il 7 maggio 2012 gambizzarono l’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, a pochi passi dalla sua abitazione di via Montello, mentre andare a prendere l’auto per recarsi al lavoro.
Nessuna replica da parte dei pubblici ministeri Nicola Piacente e Silvio Franz né, di conseguenza, da parte dei difensori degli imputati, che ieri avevano presentato una memoria difensiva negando, come già fatto in fase di conclusioni, la finalità di terrorismo. Cospito e Gai hanno deciso di non presenziare, ma di attendere la sentenza nel carcere di Ferrara dove sono detenuti da oltre un anno. Sentenza di fatto, quasi scontata, dopo la confessione pubblica letta in aula la settimana scorsa e che conferma l’impostazione della Procura. ”Questa sentenza ha confermato la bontà dell’impianto accusatorio”, ha detto il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce che ha affiancato i due pm. “Ciò che è rilevante è la qualificazione del reato, e cioè il fatto che il giudice ha accolto la nostra impostazione secondo cui la finalità dell’atto era quella terroristica e non tanto gli anni di carcere”.
“In una splendida mattina di maggio ho agito e in quelle poche ore ho goduto a pieno della vita. Per una volta mi sono lasciato alle spalle paura e giustificazioni e ho sfidato l’ignoto. In un’Europa costellata da centrali nucleari, uno dei maggiori responsabili del disastro nucleare che verrà è caduto ai miei piedi”. Questo l’incipit del proclama che il 46enne Alfredo Cospito, ha letto tra gli applausi di amici e sostenitori.
“Il nucleo olga Fai- Fri siamo solo io e Nicola. Nessun altro era a conoscenza del nostro progetto”. “Dopo il disastro di Fukushima – gli fa eco con comunicato quasi fotocopia il 36 enne torinese Nicola Gai – quando Alfredo mi ha proposto di aiutarlo nella realizzazione dell’azione contro l’ingegner Adinolfi, ho accettato senza esitazione”. E ribadisce: “Siamo stati solo io e Alfredo”.
Un messaggio chiaro, quello lanciato dai due reo confessi, agli investigatori genovesi, che non hanno mai smesso di cercare “il basista”, almeno una persona che, a detta degli inquirenti, deve per forza aver aiutato i due nell’organizzazione dell’attentato.
Tanto è vero che Cospito, Gai, e Anna Beniamino (fidanzata di Cospito) restano tutt’ora indagati per il 270bis (associazione con finalità di terrorismo), reato di cui la Procura ancora cerca le prove, e per questa ragione non contestato in questo processo.
Adinolfi ha depositato questa mattina una memoria e ha precisato di non aver mai pronunciato la frase “Bastardi, so chi vi manda”, a lui attribuita da Cospito. L’ad di Ansaldo Nucleare ”si aspettava da parte dello Stato una risposta come questa”, ha detto il suo legale, Corrado Pagano, commentando la sentenza di condanna.