Sestri Ponente. Una mezz’ora di pioggia violentissima, non di più. Tanto bastò, sono passati esattamente tre anni, per trasformare quello che si credeva un normale temporale in un dramma. Quattro ottobre 2010, primo pomeriggio e Sestri Ponente divenne una gigantesca piscina. In quei pochi minuti la delegazione genovese fece i conti con tutta la furia del clima e si ritrovò a contare i danni e, soprattutto, un morto.
Paolo Marchini fu portato via dalle acque, stava lavorando nella cava di Panigaro. Fu inghiottito dal fango mentre cercava di recuperare la sua moto e il suo corpo fu ripescato tre giorni dopo in mare. In suo ricordo oggi è stata scoperta una targa a palazzo Fieschi, sede del municipio di Sestri Ponente.
Quel 4 ottobre tre corsi d’acqua, Chiaravagna, Cantarena e Molinassi, esondarono rovinosamente: indelebili e simboliche rimangono le immagini di un esercizio commerciale, Pm Sport in Piazza Aprosio, sommerso dal fango. Furono però decine e decine i locali invasi dall’acqua, alcuni oggi ancora al loro posto, altri ormai chiusi, lasciati soli di fronte a difficoltà insormontabili. E ancora: decine di box e cantine allagate di sestrini che quel 4 ottobre impiegarono ore ed ore a tornare a casa, magari su un gommone dei Vigili del Fuoco.
Per tornare ad una apparenza di normalità ci volle almeno una settimana, impiegata a spalare fango e a far defluire l’acqua dalle strade. Poi rimase da fare i conti con i danni e con la necessità di ripartire il più in fretta possibile. L’epilogo di una storia non finita è forse arrivato qualche mese fa, con la demolizione della costruzione simbolo del disastro, quel palazzo di via Giotto costruito direttamente nel letto del Chiaravagna. Facendo finta di non vedere come, ancora oggi, quel torrente scorra schiacciato tra un dedalo di edifici, mentre Sestri Ponente vive, per la terza volta, un giorno che non può essere uguale agli altri.