Genova. Agg.h.12.30: Il processo per rivalutare l’attenuante richiesta dalla Corte di Cassazione, per 5 manifestanti dei 10 condannati per “devastazione e saccheggio” durante i disordini del G8 genovese è stato rinviato al 13 novembre per un problema di notifiche.
Mentre è atteso per metà novembre, dopo il rinvio della settimana scorsa, il processo in appello contro l’ex questore Colucci, accusato di falsa testimonianza nell’ambito del processo Diaz, questa mattina il tribunale di secondo grado di Genova si occuperà ancora del G8 del 2001. La terza sezione, presieduta dal giudice De Matteis, dovrà infatti rivalutare l’attenuante richiesta dalla Corte di Cassazione, per 5 manifestanti dei 10 condannati per “devastazione e saccheggio” per i disordini del 20 e 21 luglio.
Si tratta di Carlo Arculeo, Antonino Valguarnera, Dario Ursino, Carlo Cuccomarino e Luca Finotti rispetto ai quali la Cassazione ha chiesto di valutare la mancata concessione dell’attenuante di aver agito per “suggestione di una folla in tumulto”. Un’attenuante che, se applicata, consentirebbe ai condannati di ottenere uno sconto di pena fino a un terzo, non poco visto che le condanne sono state durissime, dai 7 ai 10 anni di reclusione.
La Corte di Cassazione, nella sentenza emessa nel giugno 2012, aveva decretato complessivamente 10 condanne, di cui 5 già passate in giudicato. Di queste cinque condanne, per due c’è stata la conferma integrale della sentenza di appello (6 anni e 6 mesi per Ines Morasca e 10 anni per Alberto Funaro). Per gli altri tre la Cassazione ha ridotto le condanne di circa 1 anno ritenendo che il reato di detenzione delle molotov fosse ricompreso in quello di porto. In secondo grado, comunque le pene erano state molto elevate: 12 anni e 3 mesi per Marina Cugnaschi, 13 anni e 3 mesi per Vincenzo Vecchi e 15 anni per Francesco Puglisi.
Gli imputati del processo, istruito a Genova dai pubblici ministeri Anna Canepa e Andrea Canciani, erano inizialmente 25. Durante le udienze di primo grado gli avvocati difensori dei no global dimostrarono però che ben 15 di loro – quasi tutti appartenenti al corteo dei disobbedianti che venerdì 20 luglio sfilò dallo stadio Carlini a Via Tolemaide – avevano agito per legittima difesa dopo che il corteo senza ragione era stato caricato proprio in via Tolemaide, poco prima dell’incrocio con corso Torino. Per quattro funzionari tra carabinieri e polizia i giudici rinviarono anche gli atti in procura per falsa testimonianza. Fu dimostrato inoltre che molti dei carabinieri che caricarono il corteo delle “tute bianche” utilizzavano bastoni e spranghe di ferro camuffate al posto dei “tonfa” in dotazione.