Carasco e Bogliasco. L’alluvione ed il crollo del ponte a Carasco di lunedì scorso hanno provocato due vittime. Se ne è avuta notizia solo oggi, quando, a poche ore di distanza si sono verificati due eventi.
Attorno alle 13 al largo di Bogliasco un pescatore ha segnalato un cadavere tra i flutti. Recuperato da vigili del fuoco e capitaneria, si tratterebbe di un uomo sui 40anni, in mare da alcuni giorni. In Valfontanabuona, intanto, gli operai che da martedì scorso sono impegnati nei lavori di ripristino del ponte crollato ritrovavano una Golf bianca. L’escavatore che stava operando per rimuovere massi e detriti, scavando sul fondo del torrente Sturla ha portato alla luce la capote dell’auto. Per rimuovere l’auto, completamente invasa dai detriti, è dovuta intervenire una ditta specializzata. Quando sono riusciti a portarla a secco e a svuotarla dal fango che l’aveva invasa, hanno scoperto che dentro vi era il cadavere di un uomo: Lino Gattorna, 68 anni, un pensionato conosciuto a Moconesi come “il tedesco” perché per lunghi periodi dell’anno era solito vivere in Germania.
E’ stato il ritrovamento del corpo nell’auto a consentire l’identificazione del cadavere di Bogliasco: era Claudio Rosasco, 46 anni, anch’egli di Moconesi, titolare di due piccole officine meccaniche per macchine agricole.
I carabinieri hanno accertato che il 22 ottobre scorso i due stavano rientrando da Vicenza, dove si erano recati per ragioni di lavoro. Rosasco riceveva ogni anno nei giorni di neve l’incarico di spargere il sale sulle strade di Moconesi e dintorni. Ma una delle sue macchine gli si era rotta, aveva bisogno di un pezzo di ricambio, e per questo quel giorno era andato in Veneto, chiedendo all’amico Gattorna di accompagnarlo. Per il viaggio si erano fatti prestare l’auto da un amico, sempre di Moconesi. Alle due di notte stavano rientrando a casa, passando sul ponte di Carasco
Entrambi vivevano soli e per questo nessuno a Moconesi ne aveva denunciato la scomparsa. Ad identificarli e’ stato il sindaco di Moconesi, Gabriele Trossarello. “Per Moconesi è una ferita grande. In paese li conoscevamo tutti, e gli volevamo bene” ha detto.