Cronaca

Quattro anni dopo l'”ateobus”, nuova polemica sui manifesti Uaar: i concessionari privati dicono no, il Comune dà l’ok

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Genova. A distanza di quattro anni dalla famosa (e censuratissima) campagna dei cosiddetti “ateobus” l’Uaar torna a proporre messaggi pubblicitari incentrati sui diritti dei non credenti. Partita da Milano la campagna è stata estesa anche alle altre città. Ma a Genova non tutto è filato liscio.

I concessionari di pubblicità privati del capoluogo ligure hanno infatti rifiutato l’affissione del manifesto antidiscriminazione dell’Unione atei, agnostici e razionalisti (Uaar) e il Comune, cui si è rivolto l’Uaar, ha accettato l’affissione solo dopo il parere positivo dell’Avvocatura. (La notizia è stata anticipata dalle pagine locali de La Repubblica).

Il manifesto, giallo e nero, riporta la parola Dio in grande con una croce sulla lettera D e sotto la scritta “10 milioni di italiani vivono bene senza D. E quando sono discriminati c’è l’Uaar al loro fianco”.

“Viviamo in una società in cui i non credenti sono ritenuti pochi, sono presentati negativamente e sono spesso oggetto di disparità di trattamento – spiega Raffaele Carcano, segretario Uaar – Con la nostra campagna vogliamo invece ribadire che in Italia vivono (generalmente bene) circa dieci milioni di non credenti, e che c’è chi si impegna per eliminare le discriminazioni nei loro confronti”.

L’Uaar si era rivolto ai privati per collocare i cartelloni negli spazi visibili dalla Sopraelevata ma è stato loro risposto di no perché i titolari delle concessionarie erano credenti. Per questo l’Uaar si è rivolto al Comune di Genova che ha detto sì solo dopo il parere dell’ufficio legale.

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