Genova. “Genova sempre umana, presente, partigiana”. C’è Caproni nel discorso conclusivo di Guglielmo Epifani, segretario nazionale Pd chiamato al taglio del nastro una settimana fa e ora di nuovo sul palco della sala Pertini per ringraziare quella “comunità non sempre perfetta ma piena di spinte passioni e dedizione”. C’è Caproni, ma anche il richiamo alle figure di Genova: “Don Gallo, il prete degli ultimi e della speranza”, “Renzo Piano che ci saluta”, e poi “Guido Rossa che vinse la battaglia più difficile contro il terrorismo, perché fosse chiaro da che parte stavano la classe operaia e i lavoratori”. Genova, città del lavoro, l’ha chiamata Epifani. Ma anche “città della resistenza, della democrazia e del dramma del G8”.
“L’abbiamo scelta convinti e abbiamo fatto bene – ha detto nel suo discorso finale Epifani – Genova aveva alle spalle la tragedia del porto, le difficoltà industriali, che meritavano il segno della presenza”.
La festa come sempre è uno specchio: rimanda “una grande comunità non sempre perfetta ma piena di spinte, passioni e dedizione – ha arringato il segretario – una festa tra l’esito di un voto che non volevamo e il congresso. Oggi la realtà è dura, inutile nasconderci. Ma noi ce la faremo a difendere lo stato di diritto e il principio in base al quale tutti siamo uguali di fronte alla legge. Ce la faremo a superare la crisi più lunga e difficile d’Italia e a costruire il cambiamento”.
Poi un riferimento dovuto alla giornata per la pace lanciata dal Papa. “Noi ci siamo per intero e in tutto, senza pace non c’è giustizia, non c’è vera libertà”, ha sottolineato Epifani ricordando anche i 70 anni dall’8 settembre e l’11 settembre, la ricorrenza del colpo di stato in Cile. “Per questo vorrei che questa giornata fosse dedicata a tre parole, tre valori: pace, libertà e democrazia”, ha concluso prima dell’intervista con Lucia Annunziata.
In prima fila i big nazionali D’Alema, Bindi, Speranza, il presidente del senato Pietro Grasso, il candidato al congresso Cuperlo. Assente Renzi e i renziani. Sul palco anche i segretari regionale Lorenzo Basso e Giovanni Lunardon.
“Il governo deve essere messo nelle condizioni di andare avanti, e se qualcuno staccherà la spina se
ne assumerà la responsabilità davanti al Paese e a tutta la comunità internazionale”, ha detto poi Epifani rispondendo a Lucia Annunziata. Ma prima di tornare al voto “dobbiamo fare di tutto per cambiare questa legge elettorale che non è figlia del caso”. Il Porcellum per il segretario “e’ stato voluto coscientemente per favorire un’idea di partito personale e nel caso peggiore portare ad un pareggio che esclude l’alternanza su cui si reggono le grandi democrazie europee”.
Poi una stoccata a Grillo, nel giorno in cui il M5S raccoglie firme in difesa della Costituzione. “Non esiste democrazia senza i partiti – ha detto Epifani -Grillo, e non solo, se ne faccia una ragione. In
tutte le democrazie – ha aggiunto – C’e’ un collante che, piaccia o non piaccia, sono i partiti, il sistema dei partiti”.
E infine, il congresso. “Non contino solo le persone, ma anche le cose. Il Pd resterà unito e plurale, alla fine il segretario sarà il segretario di tutti i democratici e di tutte le democratiche”, ha concluso Epifani a Genova.