Genova. “La gestione e la contabilizzazione delle operazioni in derivati è sempre avvenuta in modo trasparente e coerente con le Normative tempo per tempo vigenti”. E’ la precisione di Banca Carige a seguito delle indiscrezioni uscite in questi giorni.
“A ulteriore garanzia della correttezza della propria operatività, oltre alla consueta attività di costante monitoraggio, abbiamo effettuato una specifica verifica tramite i nostri organi interni di controllo; inoltre abbiamo affidato, su nostra iniziativa e già ad inizio anno, a primaria società di revisione e di consulenza analoga verifica, conclusasi con la conferma della piena correttezza delle rilevazioni e dell’operato”, sottolinea l’istituto ligure.
Contrariamente a quanto diffuso Banca Carige precisa di “non avere posizioni rilevanti in derivati di natura speculativa, tanto meno derivati strutturati a leva su titoli di stato italiani. I derivati in essere sono infatti quasi esclusivamente contratti di copertura del rischio di tasso di interesse relativi all’attività ordinaria, a valere su poste dell’attivo (mutui e titoli) e del passivo (emissioni obbligazionarie)”.
La posizione di 7 miliardi di euro fa riferimento, secondo Carige, ad investimenti in titoli di stato italiani da parte del Gruppo Bancario, “in gran parte anch’essi coperti con derivati che proteggono dal rischio di tasso. Le riferite differenze valutative rilevate dall’Organo di Vigilanza sui contratti derivati sono originate da motivazioni di natura tecnica e sono di limitata entità. Le metodologie attualmente impiegate da Carige per la valutazione degli strumenti derivati sono di vasto utilizzo sul mercato, soggette a periodici aggiornamenti e determinano differenze che non hanno comunque impatto sulla redditività aziendale”.
Inoltre “pur considerando la marginazione connessa all’attività in derivati, il Gruppo Banca Carige conferma che la propria posizione di liquidità si mantiene su livelli più che adeguati, che attualmente ammontano complessivamente a 4,5 miliardi di euro”.
Il Gruppo è impegnato nel Piano di rafforzamento patrimoniale, deliberato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 19 marzo, che ammonta a complessivi 800 milioni.