Genova. C’è anche un giovane attivista genovese del movimento No Tav-Terzo Valico, M. M., tra i destinatari della misura dell’obbligo di dimora emessa dal Tribunale di Torino per il blocco di un tir, avvenuto la sera del 1 agosto sull’autostrada A32 nella zona di Chianocco in Val Susa da parte di un gruppo di attivisti no tav. Oltre alla misura cautelare (i pubblici ministeri torinesi Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto il carcere) sono state effettuate questa mattina dalla Digos di Torino 6 perquisizioni di cui una appunto anche a Genova.
La sera del 1 agosto, intorno alle 23, venne fermato un tir sull’autostrada A32 nell’ambito dei blocchi organizzati dal movimento che contesta la realizzazione della Torino-Lione e al conducente venne chiesto di mostrare i documenti di viaggio. Alcuni attivisti bucarono uno pneumatico del mezzo, che ritenevano trasportasse una parte della “talpa” destinata al cantiere di Chiomonte (Torino). In realtà era diretto in Francia.
I pm torinesi fecero fare al camionista un primo riconoscimento fotografico degli indagati (inizialmente 9) nell’immediatezza dei fatti, ma il gip respinse la richiesta di misura cautelare considerando “poco attendibile” il riconoscimento effettuato dall’autista. La Procura ha quindi fatto fare all’autista un successsivo riconoscimento ottenendo la misura cautelare dell’obbligo di dimora per quattro di loro.
I reati contestati sono sequestro di persona e violenza privata. “E’ quantomeno inedita – commenta l’avvocato Emanuele Tambuscio, che difende il giovane genovese – la procedura seguita dalla Procura di Torino di effettuare un secondo riconoscimento fotografico, dopo il sostanziale fallimento del primo, perché tutti sanno che il passare del tempo non può che peggiorare i ricordi delle persone”. Praticamente scontato il ricorso al tribunale del Riesame per chiedere la revoca della misura.