Genova. “L’accordo bonario intervenuto tra il contribuente e l’amministrazione finanziaria non ha rilevanza sul piano penale, avendo a oggetto gli illeciti tributari commessi dal contribuente e incide sulle relative sanzioni”.
Lo scrivono i giudici di Genova nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 19 luglio hanno condannato a 18 mesi il presidente del Genoa, Enrico Preziosi e a un anno l’amministratore delegato Alessandro Zarbano.
Per i giudici, dunque, anche se il patron rossoblù e l’ad avevano concordato con l’Agenzia delle entrate una rateizzazione del debito, tale accordo “non ha alcuna rilevanza sul piano penale”.
La sentenza riguardava il mancato versamento dell’Iva, pari a circa 8 milioni, per l’esercizio 2011 della società rossoblù. Nel febbraio scorso, a Preziosi erano stati sequestrati dalla Guardia di finanza conti correnti e quote presso una fiduciaria per complessivi 4,3 milioni. All’ad erano stati sequestrati un appartamento e due box di valore catastale di circa 130 mila euro e circa 70 mila euro sul conto corrente.
Era stato il Genoa, nel dicembre scorso, a segnalare all’Agenzia delle entrate di non avere versato 8 milioni di Iva per il 2011, ma anche a chiedere un piano di rateizzazione che era stato concesso e per il quale sono state già pagate alcune rate. L’Agenzia delle entrate aveva comunque presentato una segnalazione in procura da cui è partito l’iter processuale.