Albenga. Non si fa attendere la risposta dell’assessore ingauno Eraldo Ciangherotti che commenta le parole del parroco genovese, Don Valentino Porcile, che ha invitato l’ex premier Berlusconi a rifiutare la proposta di scontare la pena nei servizi sociali di Albenga a vantaggio di un servizio nella comunità del levante genovese e davvero tra gli ultimi.
“Svolgere qualche ora di servizi socialmente utili come misura alternativa al carcere è quanto previsto dalla legge ed eventualmente stabilito dal Tribunale di Sorveglianza – esordisce Ciangherotti – Ciò detto, ad aver letto il trattato di dottrina sociale che Don Valentino vorrebbe insegnare a Silvio Berlusconi, conoscendo la fama di questo sacerdote che, come e meglio del buon Samaritano, si toglierà ogni giorno il mantello per condividerlo con i più poveri, credo sia superfluo aggiungere altro alla sua sapienza. Troppo elevato e troppo geniale, il prete, anche per uno come Silvio Berlusconi, che sul sociale certo ha fatto certo più dei governi di centro sinistra degli ultimi decenni. E don Valentino Porcile lo sa bene, lui che arbitrariamente addossa a Berlusconi quanto né Massimo D’Alema, né Romano Prodi, né Giuliano Amato, né Pierluigi Bersani e compagni sono mai riusciti a realizzare pur a capo dei governi. Senza dimenticare Enrico Letta, ovviamente, che fatica a togliere l’IMU sulla prima casa, voluta e introdotta da Mario Monti”.
Aggiunge Ciangherotti: “Colpisce, oggi, il tono confidenziale del sacerdote genovese, che si rivolge in maniera così irriverente, quasi sprezzante, a una persona più anziana di lui alla quale, solo qualche mese fa, avrebbe probabilmente steso la lingua a mo’ di passerella in una visita ufficiale dell’ex Premier nella sua Comunità, magari con la speranza di qualche finanziamento pubblico sempre gradito anche quando arrivi da Berlusconi. Una cosa sola, Don Valentino Porcile, dimostra con le sue parole contro il leone ferito. Di non aver ancora imparato, come prete, il significato della ‘misericordia’, roba che le prostitute di strada, come i tossicodipendenti nei vicoli, o gli zingari questuanti agli angoli delle strade, da anni probabilmente gli stanno insegnando invano. Ci rifletta, don Porcile: se per la giustizia malata e imprevedibile, avesse mai bisogno di dedicarsi ai servizi sociali, anche lui mi cerchi. E venga ad Albenga: ci potrebbe insegnare a risollevare le sorti del mondo”.