Genova. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che ieri sera Delio Rossi abbia fatto i cambi che ha fatto (Mustafi, Soriano e Castellini per Eramo, Gastaldello e Berardi) spinto non solo dalle esigenze tattiche, ma per spronare, in qualche modo, la società a completare la rosa della Sampdoria.
Abbandoniamo le improbabili ricostruzioni e concentriamoci su quello che la partita persa contro la Juventus ha detto. I primi novanta minuti della nuova stagione parlano chiaro: Rossi ha agito in quel modo perché quello era il materiale umano a sua disposizione.
In panchina erano seduti Tozzo, Salomon, Fornasier, Rodriguez, Gavazzi, Gentsoglou, Wszolek, Sansone e Pozzi. Sì, Delio Rossi avrebbe forse potuto sconvolgere l’assetto tattico, cercare di spingere di più (esponendosi al contropiede). Tutte ipotesi che non tengono conto della buona prestazione della Sampdoria contro una vera e propria corazzata. E poi la vera domanda è: la storia della partita sarebbe cambiata?
Una cosa è emersa in modo inequivocabile e ci fa tornare al punto di partenza: nonostante il probabile arrivo di Stefano Sorrentino in porta la Sampdoria è ancora lontana dall’essere completa (e anzi la buona prova fornita da Da Costa un dubbio sull’opportunità di cercare un altro estremo difensore lo fa venire).
Delio Rossi non ha lanciato segnali, il campo sì. Al di là dell’avversario affrontato e della buona prestazione, a questa Sampdoria manca ancora qualcosa. “La società sa cosa serve per rendere questa rosa più omogenea. Non arriverà – ha infatti detto il tecnico blucerchiato – certo il Tevez di turno e neanche tre o quattro elementi che stravolgeranno la squadra. Serve più qualità? Si può sempre migliorare”.